Desio – Dodici anni di reclusione per l’omicidio del padre, Cosimo Agostino, freddato a febbraio dello scorso anno nel suo appartamento di via Partigiani d’Italia raggiunto da almeno 3 colpi di pistola calibro 9, che gli avevano forato la gola, il petto, e il fianco. Una pena addirittura superiore – il sostituto procuratore Emma Gambardella del tribunale di Monza aveva chiesto undici anni – nei confronti del figlio Vincenzo, 19 anni, accusato di omicidio volontario.
A nulla è servito l’esito di una perizia condotta dal professor Marco Lagazzi, già consulente tecnico nei procedimenti relativi ai criminali di guerra della ex Jugoslavia, al mostro di Firenze, alla banda della Magliana, che ha riconosciuto nel giovane la presenza di un disturbo della personalità border line, oltre ad una sindrome da stress post traumatico, dovuta essenzialmente alle dure condizioni di vita quotidiana in cui versava la famiglia Agostino. Sembra, infatti, che la vittima, 44enne di origini calabresi, fosse dedito all’alcol e violento tra le mura domestiche.
Il pm si era mostrato però critico verso la tesi del perito, concludendo ugualmente per la condanna. Il difensore di Vincenzo, l’avvocato Antonino De Benedetti, aveva invece chiestola riqualificazione del reato da omicidio a quello più lieve di eccesso colposo di legittima difesa, o, in seconda istanza, in quello di omicidio preterintenzionale. Il giovane, infatti, ha sempre sostenuto di aver agito per difendere la madre da un’aggressione da parte del marito, e comunque di non aver sparato per uccidere, ma al massimo per ferire il padre.
Inizialmente, era stato accusato di omicidio anche il fratello Luca, all’epoca del fatto minorenne, anche se poi è stato scagionato, dopo aver trascorso qualche tempo al carcere minorile.