Desio – Non ci saranno palazzine su una parte del terreno confiscato alla mafia. Lo ha deciso il consiglio comunale, che all’unanimità, ha approvato una delibera per escludere il terreno (acquisito dal comune) dal piano di lottizzazione presentato dai privati. Ora spetterà alla giunta stendere un progetto per l’utilizzo di quel terreno, da presentare all’Agenzia del Demanio che dovrà dare il via libera. “La nostra idea – ha spiegato il sindaco Roberto Corti – è quella di mantenere la destinazione verde dell’area ed unirla ad un progetto sociale. Pensiamo, per esempio, ad un orto sociale o alla gestione affidata ad una cooperativa. Ne discuteremo e avanzeremo la proposta all’Agenzia”.
L’area si trova al confine con Cesano Maderno. Era di proprietà di un mafioso condannato in via definitiva e dunque confiscata. Una parte di questa comprende la struttura che è stata riqualificata e che è pronta ad ospitare una comunità di malati psichici. L’edificio, che verrà inaugurato lunedì 30 aprile, sarà intitolato a Pio La Torre, ucciso dalla mafia. L’intitolazione è stata decisa e approvata proprio venerdì dal consiglio comunale. “Era un comunista anomalo” ha sottolineato Silvio Arienti, capogruppo della Lega Nord. L’altra parte dell’area, sempre in via Mulino Arese, consiste invece in un terreno che rientrava in un piano di lottizzazione presentato da privati per la realizzazione di palazzine. Il piano aveva avuto l’approvazione dell’Agenzia del Demanio, a condizione che sul terreno acquisito dal comune sorgessero degli edifici di edilizia popolare.
Gli accordi erano stati stipulati tra il 2008 e il 2009, mentre governava Giampiero Mariani. Nei bilanci comunali però non erano mai stati inseriti i fondi per la realizzazione dell’edificio. Se n’è accorto il sindaco Roberto Corti, insediatosi meno di un anno fa. E anche il prefetto di Monza, che chiede al comune di prendere una decisione. “Noi non abbiamo i soldi per realizzare le palazzine” dice Corti. Per questo, il consiglio comunale ha preso la decisione di escludere il terreno dal piano. Ora parte una seconda fase, per portare a termine l’intero progetto di recupero del bene confiscato.