Monza – Dalla a di “Abéet”, termine brianzolo che significa “voglia,desiderio”, alla z di “Zu-zu”, altro termine brianzolo usato in campagna per indicare il maiale. Oltre 2 mila parole raccolte con pazienza da Felice Camesasca negli ultimi trent’anni,in bella calligrafia su un quadernetto blu ad anelli. Ora quel quaderno è diventato il primo dizionario monzese-brianzolo e raccoglie oltre ai vocaboli quasi 700 espressioni (moltissime davvero colorite) che vanno da “Al capìs la mèrda al tast” ( È tanto ottuso che riconosce qualsiasi cosa solo toccandola) a “Zübrüch ta sée e zübrüch ta restarée” (Zotico sei e zotico resterai).
Camesasca come nasce l’idea di questo dizionario ?
Sono nato in una famiglia monzese doc, mio padre ha costruito la capanna Monza. In casa si parlava italiano,ma il dialetto l’ho imparato nel rione del “Popolo maligno”.
Ovvero?
Nel quartiere di san Gerardo. Ogni rione ,intorno ad una parrocchia, aveva un suo nome, quelli del Duomo erano quelli del “Berin”, ovvero l’agnello, simbolo di san Giovanni Battista. Così ha pensato di trascrive tutti i termini che ha sentito durante la sua infanzia. Sì, la prima pagina del mio quaderno porta la data del 1980. E’ quasi trent’anni che appena mi viene in mente una parola o un’espressione la annoto con cura.
Partiamo allora dal termine principe del dialetto monzese: bilòt. Ci spiega da dove deriva?
Ha diversissimi impieghi. Per iniziare, da parte dei milanesi viene usato appunto per indicare i cittadini di Monza. Varia a secondo dell’impiego che se ne fa ed al contesto in cui si trova. Facilmente viene usato come termine che indica il membro maschile ,ma riferito a persona indica uno stupido (l’è ün bilòtt) o un dire cose sciocche e quindi un invito a smettere (dì pü bilutàt). Questo termine pare derivare dal nome di un generale francese comandante la piazza di Monza chiamato Bilotte o Biliotte.Era noto per ordinanze inconcludenti,le bilottate appunto.
Altro termine tipico è “bagài”…
Significa sia bambino che bagaglio ed è diffuso anche nella bergamasca. Probabilmente deriva da bagagli, perché i bambini piccoli venivano portati per mano come un bagaglio”. Ha un doppio significato come “ragazzo” ed anche “bagaglio”, Passiamo alle espressioni legate al denaro Ce ne sono molte, da “Al g’ha nò frècc ai pée” (Non ha freddo ai piedi), espressione popolare per indicare chi ha possibilità finanziarie a “Al màngia nò pér cagà nò” (Non mangia per non defecare), ovvero una persona economica al massimo, tirchia. Oppure “Al màsa i püres per fa i sént dé lüsèrta” (Ammazza le pulci per fare cinture di lucertola), indica un gran parsimonioso fino al diffuso “Al gh’à nànca ün ghèll” (Non ha neanche un ghello) dove con ghello si intende il centesimo.
Qualche espressione tipicamente monzese?
“Caraméi di stüdènt”, erano le castagne peste, che costavano poco le chiamavamo le caramelle degli studenti, oppure “Cinch ghèi de fregùi dé bunbùn » (Cinque centesimi di briciole di dolci) era la richiesta che si faceva al pasticcere Costa in via Lambro. Poi, ricordo, “la butiglièta dé sciampàgn dé la balèta”, era la bottiglietta di gassosa che veniva venduta con una biglia di vetro a fare da tappo. Invece di restituire la bottiglia di vetro per avere indietro la cauzione noi ragazzi preferivamo rompere la bottiglia per avere la biglia.
Qualche espressione tipicamente brianzola?
“Crapùn dé Lisùn” (Testone di Lissone). Veniva detto di persona testarda e sciocca. E’ un termine allitterativo perché Lissone è da sempre stata centro importante per la costruzione di mobili in legno. Oppure c’è “Scigulètt e bèl ài” (Cipolline e aglio bello) che è un modo usato solo a Desio per indicare un’ortolana
Rosella Redaelli