Con ”47 kg” di carne da macelloPerformance in galleria a Monza

Un'altra serata di performance alla galleria d'arte Villa contemporanea di Monza, che mercoledì 10 aprile ospiterà Elena Aromando - con l'azione ''47 kg'' in cui l'artista impana letteralmente il suo corpo nell'uovo e nel pangrattato - e il poeta Dome Bulfaro, per il reading ''Ossa carne''.
Con ”47 kg” di carne da macelloPerformance in galleria a Monza

Monza – Il problema vero è stare a chiedersi perché. Nella selva di sorrisi e di nasi arricciati che seguono l’annuncio dell’intenzione – come se tutti avessero già in tasca il grimaldello interpretativo dell’arte contemporanea, come se appena sopra quei mezzi ghigni ci fossero davvero degli occhi che si siano mai presi la briga di leggere due righe di arte negli ultimi dieci anni – si nasconde al più grassa ignoranza.
Al meno, l’idea che arte sia quello che hanno letto sui libri delle medie. Poi i tempi sono cambiati – erano già cambiati ai tempi dei loro libri delle medie – ma nonostante tutto oggi si sentono in dovere di giudicare senza vedere. È successo a Marina Abramovic, d’altra parte, eppure molti di loro l’anno scorso erano a Milano a litigare per un posto alle sue performance. È successo a Marcel Duchamp, davanti al suo orinatoio rovesciato e firmato Mutt, ma ora andrebbero a guardarlo e non ne metterebbero mai dubbio la realtà artistica. A meno di non passare per idioti, ma è un altro discorso. Prima di Duchamp gli impressionisti, prima di loro chiunque abbia rotto con l’estetica già storicizzata. Una performer mercoledì sera alla galleria d’arte Villa contemporanea si impanerà. Nessun errore: passerà il suo corpo prima nell’uovo (tanto) e poi nel pangrattato (tanto).
La performance si chiama “47 kg” ed è un’azione eseguita da Elena Aromando. Stare a chiedersi perché è già un errore di prospettiva. E lo dice lei stessa, genovese, ventinove anni da qualcosa meno di un mese: «Non si deve spiegare, non si deve raccontare durante la performance: altrimenti l’avrei scritta e poi letta. Quello che resta dev’essere un’emozione ». Il suo “47 kg”, cioè il suo reale peso, è sintesi e progressione di un lavoro fotografico già realizzato, “21 gr”, che rappresentava parti del corpo e parlava dell’impalpabilità dell’anima così come “47 kg” parla di carne, di corpo, di materia e lo mette in scena, «proprio di carne da macello», dice l’artista. Ma quella carne da macello andava rappresentata nel modo più leggibile dal pubblico – «l’arte dev’essere fruibile, non devono esserci dubbi» – ed è per questo che il corpo viene sottoposto a panatura, perché il significante non dia spazio a interpretazioni, anche a costo di farlo sconfinare nella parodia. Se sai che è carne, carne e basta, allora puoi andare avanti. E leggere dentro.
«È una forma rituale, religiosa direi, perché ha un senso di comunicazione collettiva che credo l’arte debba avere. Il corpo è letteralmente usato. Prima il corpo viene immerso nell’uovo come attraverso movimenti indotti, non volontari (figli dell’esperienza nella danza contemporanea, ndr), un esercizio fisico che poi cambia nel passaggio nel pane, che costituisce una seconda pelle, coprirsi di nuovo, mettere qualcosa tra sé e il resto: una difesa di fronte ai traumi». Che non lascia la porta chiusa all’altra metà di sé – anima, spirito, comunque lo si voglia chiamare – «perché si tratta comunque di condivisione, e non riguarda solo il corpo». Così come non di solo corpo parla il poeta monzese Dome Bulfaro, che anticiperà la perfomance di Elena Aromando con un reading di “Carne ossa”, il volume pubblicato lo scorso anno da Le voci della luna, dove “bevi le mie cosce senza chieder se ho rimorsi nelle fibre” non dimentica che “le poesie sono di chi se le beve” e che “le poesie ti affacciano nel precipizio della pulsazione”. Ora: si può restare appesi dietro ai propri mezzi ghigni oppure esserci, mercoledì 10 aprile, alle 21 in via Bergamo 20. Poi decidere. E magari un giorno, come dopo una presentazione di Duchamp, dire: be’, io c’ero.
Massimiliano Rossin