Monza – Ogni giorno la Brianza si mangia 4.000 metri quadri di suolo, ovvero una superficie pari al 20% di piazza Duomo, a Milano. Non è poco se si pensa che, in tutta la Lombardia, quotidianamente spariscono 117.000 metri quadri, pari a sette volte la grande piazza. I dati, contenuti nel rapporto annuale di Legambiente sul consumo di suolo, sono stati presentati recentemente a Milano nel corso di un convegno a cui hanno partecipato alcuni esperti, tra cui il presidente regionale dell’associazione Damiano Di Simine e il vicepresidente della Provincia Antonino Brambilla.
Per Monza e dintorni il confronto con gli altri territori è impietoso: il 53,2% dei suoi 40.000 ettari è urbanizzato, i terreni agricoli occupano il 36,5% e quelli naturali o seminaturali rappresentano il 9,9%. In otto anni, ovvero dal 1999 al 2007, la Brianza ha edificato 1.310 ettari e ha consumato 1.447 ettari agricoli, pari a una superficie di 2,4 volte quella del Parco Nord Milano. Se molti campi coltivati sono stati letteralmente cancellati, nello stesso periodo gli spazi naturali sono rimasti praticamente inalterati. Una magra consolazione per una provincia che, dopo quella di Napoli, è al secondo posto in Italia per densità abitativa. I suoi 2.057 residenti per chilometro quadrato pesano tutti su un’area che, ormai, ha ben pochi margini di sviluppo.
Legambiente parla di uno «stato di fatto chiaramente allarmante dei territori … quasi completamente occupati da suoli urbanizzati». In Brianza, commentano gli esperti, «è difficile sostenere l’esistenza di direttrici o sistemi insediativi prevalenti» in quanto la zona «costituisce un’unica saldatura alla metropoli milanese». Sulla cartina «centri di piccola, media e grande dimensione risultano essere difficilmente distinguibili in tutta la fascia meridionale della Provincia». Nonostante i dati il consumo di superficie non si arresta e l’espansione delle aree urbane rappresenta una tendenza «generalizzata e incontrollata».
Parole ben diverse rispetto a quelle utilizzate per descrivere lo stesso fenomeno in Lombardia dove l’urbanizzazione procede con «una velocità pro capite moderata». Nell’intera regione, del resto, in otto anni sono sì diminuite le aree agricole ma sono lievemente aumentate quelle naturali. I dati di Legambiente confermano quelli già conosciuti: nella classifica regionale dell’edificazione del suolo la Brianza, con il suo 53,2%, non ha rivali. Milano, al secondo posto, ha costruito il 39,8% del terreno disponibile, Varese il 28,9%, Como il 16, Lecco il 15, Bergamo il 13,9, Lodi il 12,5, Mantova il 12,4, Brescia l’11,3, Cremona il 10,6, Pavia il 9 e Sondrio il 2,4%.
Monica Bonalumi