Carate, «funerale» alla PozziE presidio anche alle ex Ranger

Carate, «funerale» alla PozziE presidio anche alle ex Ranger

Carate – Ore 16: dai cancelli della “Pozzi Leopoldo Spa” di via Cavour ad Agliate i trentotto dipendenti della ultracentenaria azienda meccanica caratese si muovono in silenzioso corteo verso la basilica romanica. E’ il pittoresco funerale dell’azienda che, annunciano i necrologi affissi in frazione «è venuta a mancare dopo 125 anni di serena esistenza». Una bara di legno, un candelabro, corone di fiori e mazzi di girasoli, i dipendenti sono scesi lungo via Cavour e hanno raggiunto il piazzale della basilica. A piangere la scomparsa «i lavoratori e le loro famiglie con immenso dolore». «A quanto sappiamo – spiegano i trentotto che da martedì sono in presidio permanente ai cancelli – oggi l’azienda ha aperto la procedura di messa in liquidazione». «Ma al momento – spiega per Cils il sindacalista Tiziano Ripamonti – non c’è nulla di ufficiale e attendiamo l’incontro di domani mattina alla sede degli Industriali di Monza per capire cosa intende fare la proprietà e decidere come muoverci. Azioni che richiamano visibilità sono l’unica arma in nostro possesso, al momento».
Presidio anche alla ex Ranger – In contemporanea, presidio di protesta, sotto gli occhi dei carabinieri, anche alla sede albiatese delle “Industrie Metallvakuum Ranger”, la società nata dalla fusione tra la Ranger, l’azienda di produzioni plastiche che in via Rivera a Carate aveva la sua sede centrale, e il colosso industriale di Abbiategrasso, proprietà della famiglia Galmarini, che si occupa di stampaggio ad iniezione di materie plastiche. Cinquanta lavoratori dei siti di Carate e Albiate si sono ritrovati fuori dai cancelli. Alta la tensione. «Il 1 febbraio l’ultima cooperativa rimasta – spiega Salvo Lembo della Cisl – è sparita nel nulla, senza pagare gli stipendi. Una novantina di lavoratori sono stati assunti dall’azienda, altri cinquanta sono finiti in mezzo alla strada, con una scelta senza criterio. Senza lavoro e senza stipendio».
Alessandra Botto Rossa