Brugherio, Paparo va a processoPresunto boss della ‘ndrangheta

Brugherio – Rinvio a giudizio per Marcello Paparo, presunto boss della ‘ndrangheta, accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. La decisione del gup Giuseppe Vanore è arrivata oggi nel primo pomeriggio. Il gup ha mandato a processo altre 13 persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, detenzione e porto illegale di armi, tentato omicidio, estorsione. Sei sono quelle detenute. Per uno, invece, è stato disposto il non luogo a procedere. Nei confronti di altri imputati, giudicati invece con rito abbreviato, il gup ha emesso due sentenze di condanna a 4 anni e 8 mesi per associazione mafiosa e 6 assoluzioni.

Nel procedimento si è costituita parte civile l’azienda di grande distribuzione Sma di Segrate (Milano) nei confronti proprio di Marcello Paparo. L’uomo, 45 anni, secondo l’accusa,gestiva di fatto nel 2006 le attività di facchinaggio di una cooperativa che lavorava per conto della Sma. L’azienda però aveva deciso di rescindere il contratto, contattando un’altra impresa, e il presunto boss, assieme ad alcuni dipendenti della cooperativa, aveva impedito all’azienda di lavorare bloccando l’ingresso ai magazzini. Il 45enne, nella sua fedina penale, ha solo un precedente per possesso d’armi, ma, secondo i carabinieri del Gruppo di Monza, in realtà l’uomo è legato con le ‘ndrine degli Arena e dei Nicoscia.

Secondo le accuse, l’organizzazione facente capo a Paparo avrebbe gestito affari nei settori del facchinaggio, appunto, e del movimento terra attraverso modalità mafiose, ricorrendo all’intimidazione e alle aggressioni ad eventuali concorrenti che si mettevano di traverso ai loro affari. Al centro di questo business, ci sarebbe stato il Consorzio Itaka, la società brugherese finita sotto la lente della direzione distrettuale antimafia di Milano, nella quale rientrava la P&P, specializzata nel movimento terra. Ai tempi dell’operazione Isola, venti arresti messi a segno dai carabinieri di Sesto San Giovanni e Monza nel marzo 2009, erano finiti in manette anche Giancarlo Paparo, presunto armiere del gruppo, fratello di Marcello, e la figlia di quest’ultimo Luana, 20 anni, accusata inizialmente di associazione mafiosa, poi scarcerata per questa accusa e indagata per porto d’armi, reato che avrebbe commesso quando però era ancora minorenne.

La vicenda aveva avuto numerosi altri risvolti brianzoli, come il coinvolgimento di un maresciallo 40enne della Guardia di Finanza di Monza, che era finito a condividere una società di ristorazione con due personaggi in odore di mafia, e che sapeva dell’esistenza di una pistola non regolarmente denunciata all’interno di un ristorante di Villasanta, la “Taverna d’Isola”, all’interno del quale, come avevano appurato gli investigatori, si svolgevano veri e propri summit mafiosi.
F.Ber.