Villa Raverio – Il torneo Alberto Villa, organizzato all’oratorio di Villa Raverio, è l’evento sportivo che anima le sere d’estate della frazione. Quest’anno è alla tredicesima edizione e, salvo clamorosi sviluppi, non avrà la parte dedicata agli over 16, quella di maggiore richiamo. In frazione lo scompiglio è generale. Il coordinatore cittadino dei Giovani padani, Alessandro Corbetta, chiede spiegazioni a don Francesco Cameroni, responsabile della comunità pastorale Santa Caterina, dal sito Besanaweb: «Sembra che il don non voglia far disputare il torneo di calcio alle dodici squadre maschili della categoria over 16 perché da servirebbe un certificato medico agonistico per ogni giocatore. Inoltre, sembrerebbe che il parroco ritenga che negli oratori besanesi non debbano più svolgersi tornei calcistici in concomitanza tra loro. Il costo della visita per ottenere il certificato medico si attesta attorno ai 70 euro e in un momento di crisi come quello attuale pochi accetterebbero di sborsare tale somma. Per quanto riguarda invece la seconda motivazione, francamente, fatichiamo a capirne il senso. Cancellare il torneo degli over 16 è un errore enorme».
Andrea Albani, 21 anni, ha partecipato a diverse edizioni del memorial: «Per la gente di Villa era l’unico momento di ritrovo serale in estate. La cosa che ci fa amareggiare è che non era un semplice torneo di paese, ma un memorial dedicato a un ragazzo di Villa morto in un incidente stradale». Così Edoardo Mulfari:«Per noi il torneo è una tradizione e ce l’hanno interrotta senza spiegazioni. La richiesta del certificato medico obbligatorio per ogni giocatore è stata tirata fuori all’ultimo: se non facessi sport e dovessi pagare settanta euro, ci penserei su».
Aggiunge Marco Redaelli, 20 anni: «Cancellare il memorial è una perdita per l’intero paese, non solo per noi ragazzi. Impossibile, poi, certificato medico a parte, chiederci di organizzare un torneo a dodici squadre in soli dodici giorni. E’ una richiesta che ha legato le mani agli organizzatori di questo memorial che è nella carta di identità di ogni villese. Ci sembra una scusa, forse dettata da invidia, per impedirci di continuare la bella tradizione». Ribatte a distanza il parroco: « Il certificato medico è questione di legalità: lo richiede la legge, e così si è deciso a livello di pastorale decanale. E’ vero – aggiunge – che sono quattro anni che spingo a organizzare i tornei estivi in modo che non si concentrino nello stesso periodo, ma lo faccio per dare alla gente occasioni diverse di incontro, altrimenti si fa la guerra».
Alessandra Botto Rossa