Arcore, lo Stato non paga l’albergoI profughi trasferiti dall’Emiliana

Un conto da decine di migliaia di euro ancora scoperto. È quello che tocca ai gestori della Pensione Emiliana di Arcore che da mesi ospita 16 dei profughi. Dopo l'ultimatum dei titolari, datato circa due settimane fa, la Prefettura sta provvedendo al trasferimento degli stranieri in altre strutture.
Profughi libici, servono altri aiutiIl costo: 10 centesimi ad abitante

Arcore – Un conto da decine di migliaia di euro ancora scoperto. È quello che tocca ai gestori della Pensione Emiliana tra via Casati e via Carso che da mesi ospita 16 dei profughi arrivati dalle coste della Libia e inviati dalla Prefettura su tutto il territorio regionale. La collocazione in albergo non è delle più consuete ma, nella situazione di emergenza, la pensione arcorese si è prestata ad anticipare il servizio rispetto ai rimborsi statali. E a questo punto, dopo diversi mesi, il mancato ingresso inizia a creare qualche difficoltà. Per questo, dopo l’ultimatum dei titolari, datato circa due settimane fa, la Prefettura sta provvedendo al trasferimento degli stranieri in altre strutture. E da 16, in pochi giorni, il numero è sceso a 4.

“Sapevamo che i soldi non sarebbero arrivati a breve -ha spiegato Luciano Legaluppi, titolare con la sua famiglia- ma noi siamo gente che vive di questa attività,non abbiamo altri ingressi. Per questo dopo 120 giorni con 7 camere occupate e 16 colazioni, pranzi e cene, iniziamo a vivere qualche difficoltà. Ho chiesto alla Prefettura di pagare almeno qualche fattura, ma finora non ho visto un euro”. E il conto si avvicina ai 35mila euro, se si considera una spesa complessiva di 250-300 euro al giorno, per 120 giorni. La Pensione Emiliana è una delle non molte che hanno dato la loro disponibilità ad ospitare i profughi; per lavoro, certo, ma anche per dare una mano, ha spiegato Legaluppi. “Proprio in quest’ottica -ha sottolineato- a differenza di altri colleghi- non li ho allontanati in occasione del Gran Premio, quando i clienti arrivano in abbondanza. Sono persone, vivono profonde difficoltà, cerchiamo di capire, ma non possiamo più permetterci di mantenerle se lo Stato non interviene almeno parzialmente”.

E così anche gli ultimi 4 profughi rimasti nelle stanze dell’albergo si preparano a fare le valigie nell’arco di qualche giorno. È stata un’esperienza intensa per i gestori, non priva di aspetti positivi, ma anche difficile come è sempre quando si incontrano culture e mondi così differenti. “Ho avuto qualche problema con le loro abitudini -ha ricnosciuto Legaluppi- e ho dovuto chiamare almeno 10 volte l’idraulico perché non prestano attenzione per esempio a quello che buttano nel lavandino. Un paio di loro sono stati arrestati per furto, ma con altri c’è stato un rapporto cortese e rispettoso e ho fatto i miei complimenti ai due che hanno accettato di partecipare ai corsi di lingua italiana del Comune”.

È un’esperienza, per il ristoratore, che volge al termine e per la quale si augura che arrivino anche i contributi economici. Del suo caso ha discusso anche il sindaco Rosalba Colombo qualche giorno fa in Prefettura. “Ho incontrato una grande disponibilità negli uffici del Prefetto- ha riferito il primo cittadino- e hanno garantito che avrebbero risolto a breve il problema”. Così sembra stia avvenendo.
Valeria Pinoia