Acque agitate del salone nauticoGenova fa riflettere la Brianza

Bilancio sconfortante per le aziende brianzole del settore nautico, alla vigilia del 52° salone nautico che s'inaugura sabato a Genova. Alcune di esse saranno assenti dal capoluogo ligure. Ecco le ragioni e le aspettative per il futuro.
Acque agitate del salone nauticoGenova fa riflettere la Brianza

Monza – Bilancio sconfortante per le aziende brianzole del settore nautico, alla vigilia del 52° salone nautico che s’inaugura sabato a Genova. Alcune di esse saranno assenti dal capoluogo ligure: «Perché non si giustifica in questo periodo di crisi – dice Attilio Taglialegami, amministratore delegato di Janautica di Monza, costruttore di canoe e kayak, oltre allo stampaggio industriale e marino di carene per gommoni – Il mercato è fermo; il nostro bilancio è in contrazione di circa il 10% e per sopperire a questo calo, abbiamo diversificato la produzione».

Assente anche la Nord Compensati di Lissone, importatrice di tronchi nobili, che produce tranciati di legno di vari spessori.«Il nostro prodotto è destinato per circa il 60-70 per cento al mondo della nautica e di questo circa l’80 per cento è impiegato dalla cantieristica nazionale – dice Emanuela Vergani, responsabile ufficio acquisti – Rispetto al 2011, il fatturato è sceso di circa il 5%, in linea con gli anni precedenti».

A fare il punto sulla nautica del territorio è Francesca Radice di Arcore, discendente della famiglia che ha dato vita all’impresa che oggi ha sede a Bergamo, amministratore unico di Sessa Marine e rappresentante della società delle associazioni di categoria Ucina, di cui è vicepresidente dal 2006. «Nella provincia Monza e Brianza, più che cantieri di vera produzione nautica, si sono sviluppate negli anni molte imprese altamente specializzate nella componentistica e negli allestimenti nautici. Tutto ciò oggi rischia di scomparire, distruggendo competenze che difficilmente si potranno recuperare alla fine del tunnel della crisi». Quali le cause principali? «La nautica italiana aveva il suo principale mercato nel Mediterraneo che oggi è la parte del mondo più colpita dalla crisi. In Italia poi la contrazione è accentuata da una politica miope e vessatoria verso il nostro comparto. La nautica italiana non ha chiesto alle istituzioni finanziamenti, ma semplificazioni normative e regole certe per essere competitiva, invece ha ottenuto solo atteggiamenti vessatori, incompatibili con un settore di eccellenza riconosciuto nel mondo intero».

In questo panorama di crisi, può aver inciso l’arrivo di prodotti a basso costo realizzati in altri paesi. «Il nostro settore ha perso mercato per la crisi e non per la concorrenza. La contrazione del 30 – 40 per cento del fatturato è dovuta alla recessione, non alla concorrenza! Il mercato italiano è in pratica sparito: siamo passati da un 60 per cento del 2008 al 10 per cento ». «La maggioranza delle aziende che operano nel settore nautico nella zona di Monza è composta di artigiani che collaborano con i grandi cantieri. Grandi cantieri che si sono rivolti all’esportazione per sopperire alla contrazione del mercato interno e mediterraneo. Quindi, anche se con difficoltà – conclude Francesca Radice – la nautica italiana rimane ai primi posti nella produzione mondiale di yacht e super yacht. Si tratta di resistere e aspettare che arrivi la tanto attesa ripresa».
Diego Onida