Monza – Quarantacinque giorni, oltre 1.100 chilometri e due anni di preparazione: è il viaggio che Massimo Crespi ha portato a termine la scorsa domenica, arrivando a casa sua, alla parrocchia di Cristo Re, dopo un mese e mezzo dalla partenza dal piazzale del santuario di Lourdes. «Quest’anno ho compiuto sessant’anni, festeggiati mentre ero in cammino, e ho voluto farmi un regalo importante, un’esperienza unica», racconta a pochi giorni dal suo arrivo, dopo aver già incontrato i tanti amici e parrocchiani che hanno voluto salutarlo e abbracciarlo. «Mi considero un uomo fortunato, ho una bella famiglia, sono sposato da quarant’anni, ho una figlia che amo, tanti amici. Questo viaggio è stato il mio ringraziamento al Signore per tutti i doni che mi ha concesso», spiega Massimo.
A Lourdes ci è arrivato come barelliere dell’Unitalsi, poi, al momento della partenza, ha lasciato che i suoi compagni riprendessero il treno per tornare a casa. Lui ha dato a loro la sua divisa da volontario, ha caricato lo zaino sulle spalle, indossato le scarpe da trekking e ha iniziato a camminare. Ventiquattro chilometri al giorno la media mantenuta dal monzese, che durante il tragitto ha incontrato e conosciuto molte persone, dai pellegrini in viaggio come lui a quanti gli hanno aperto le porte di casa per ospitarlo per una notte. «A Saint – Bertrand de Comminges ho incontrato Jacques, un francese più anziano di me che era partito da Lourdes e stava camminando verso Gerusalemme – spiega Massimo – mi ha raccontato che il suo era un voto per ringraziare Dio di aver guarito la sua nipotina. E poi come dimenticare quella coppia di anziani francesi che mi ha accolto in casa, trattandomi come uno di famiglia». In tanti giorni di cammino molte le occasioni, piccole e grandi, durante le quali Crespi ha avvertito chiara e forte la presenza reale della Provvidenza. «Un giorno in cui ero davvero affamato mi sono fermato sotto un albero per mangiare un pomodoro e un pezzo di formaggio. Ho messo in bocca mezzo pomodoro, che mi si è bloccato in gola. Era orribile, non riuscivo a respirare. Sono corso in mezzo alla strada e in quel momento passava il furgoncino della Posta, guidato da una donna che è scesa subito dal mezzo e mi ha dato una pacca talmente forte da riuscire a farmi espellere il pomodoro. Si potrebbe chiamare fortuna o casualità, io penso invece che siano state tutte attenzioni e cure nei miei confronti». I prossimi giorni Massimo li dedicherà al riposo, alla sua famiglia e agli amici, ma il desiderio di partire di nuovo è tanto. «Il prossimo viaggio lo vorrei fare da Lourdes a Santiago di Compostela – dice -. Inizierò a raccogliere un po’ di materiale e a pianificare le tappe, tanto non ho fretta».
Sarah Valtolina