Monza – Lea Garofalo. Esempio di madre coraggio, testimone per la legalità. Monza decide di ricordare così la collaboratrice di giustizia rapita, torturata, uccisa e sciolta nell’acido dalla ‘ndrangheta nel 2009 a San Fruttuoso, in via Marelli. Due giorni dopo la sentenza che ha condannato all’ergastolo le sei persone ritenute responsabili dell’assassinio – tra cui l’ex marito della donna Carlo Cosco considerato esponente della ‘ndrangheta crotonese – il sindaco Marco Mariani e l’assessore alle Politiche giovanili Martina Sassoli hanno scoperto la targa dedicata alla testimone di giustizia. Presenti anche il blogger Diego Destro e lo scrittore Alessandro Amadori, da cui era partito l’appello perché Garofalo fosse ricordata. E le forze dell’ordine.
La targa si trova sul muro esterno del cimitero, a 100 metri da dove venne uccisa Lea. La sentenza emessa dalla corte d’Assise di Milano oltre all’ex marito di Lea Garofalo condanna il cognato Vito Cosco e, tra gli altri, Carmine Venturino, l’ex fidanzato di Denise la figlia della donna. A Denise – che al processo aveva testimoniato contro il padre – i giudici hanno riconosciuto un risarcimento danni.
Con questa targa Monza decide di onorare e ricordare la storia di una donna che ha sacrificato la propria vita per la legalità.