L’editoriale del direttore Marco Pirola: “Il Papa che bruciava le ipocrisie umane con Il Vangelo…”

L’editoriale del direttore responsabile del Cittadino, Marco Pirola, di giovedì 24 aprile 2025.
Editoriale giornalismo - Image by freepik
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Nel suo pontificato, Francesco ha smontato le vetrine dorate di una Chiesa troppo attenta ai salotti e troppo poco ai marciapiedi del mondo. Ha ricordato che la morale non si applica “a giorni alterni”. Né serve a giudicare gli altri tenendo ben nascosto il proprio armadio pieno di scheletri. Ha tolto la polvere dalle parabole e ci ha fatto inciampare dentro. Ci ha obbligato a dimenticare i “Vangeli light”. Quelli a zero impegno e ad alto tasso di ipocrisia.

Papa Francesco aveva messo in chiaro fin dall’inizio il suo stile. Niente offerte promozionali sulla coscienza. Niente mezze verità al gusto di compromesso. La morale cristiana? O la prendi tutta o lascia stare. Non è un’app da disinstallare quando dà fastidio. Per lui, l’amore per i migranti, per i poveri, per gli ultimi, non era una posizione politica, ma il punto zero del cristianesimo. E chi storce il naso, spesso è proprio chi si riempie la bocca di “valori non negoziabili”. Ma poi negozia ogni giorno con l’egoismo e l’indifferenza. Francesco non è stato un moralista. È stato (permettetemi il forte paragone, ma che rende l’idea) un ex buttafuori diventato Papa che ogni tanto dava una spallata alla nostra comoda indifferenza. Ci ha detto che la morale è quella che si vive con i piedi nella polvere e le mani sporche di servizio. Non con i post su Facebook o i video su Tik Tok.

Non era simpatico a tutti. Ma chi ha detto che la verità deve essere per forza simpatica? La morale, per Francesco, non era un codice da applicare col righello. Era un cammino. È scegliere ogni giorno il bene, anche quando costa. Soprattutto quando costa. D’altronde, come diceva spesso lui: “Il Vangelo non è acqua profumata. È fuoco”. E con il fuoco non si gioca. O brucia. O illumina. Del resto ripeteva: “Meglio un ateo con la coscienza pulita che un cristiano da copertina con le mani sporche”. Frase pesante come un macigno che libera un vento nuovo. Di responsabilità.

L'autore

Marco Pirola fu Arturo. Classe 1962, quando l’Inter vinse il suo ottavo scudetto. Giornalista professionista cresciuto a Il Giornale di Montanelli poi approdato su vari lidi di carta e non. Direttore del settimanale L’Esagono prima e di giornali “pirata” poi. Oggi naviga virtualmente nella “tranquillità” (si fa per dire…) dei mari del sud come direttore responsabile de Il Cittadino.