Altro giro, altra curva. E ancora una volta Il Cittadino non è finito fuori strada. Anzi: ha messo la freccia, scalato la marcia e ha superato a sinistra. Con buona pace dei gufi, delle prefiche e Cassandre da tastiera, che già avevano ordinato la lapide, con inciso un affettuoso: “Ve l’avevamo detto”. Il Tribunale di Monza ha respinto la richiesta di fallimento della Procura e concesso 60 giorni di tempo per presentare un piano economico che consenta alla storica testata di andare avanti.
Il Cittadino è ancora vivo. Nonostante le solite previsioni apocalittiche da bar, i “tanto è questione di giorni”, i “dentro ci sono solo tre gatti”, gli “ormai lo leggono solo i parenti”. No: il giornale c’è, resiste e rilancia. E chi lo aveva già messo in croce, si ritrova con in mano i chiodi… ma senza più scopo. I più affrettati avevano già scelto il vestito nero, preparato il discorso commemorativo e prenotato l’orchestra luttuosa con l’intermezzo malinconico in Do minore. Qualcuno aveva anche preparato un cocktail funebre “Stampa e Amarezza” con riduzione di sarcasmo. Tutto molto bello, tutto molto teatrale. Ma tutto da rimandare.