Il Cittadino, niente fiori né opere di bene: il funerale può attendere

Il Cittadino? Ancora tra i vivi. Il Tribunale di Monza ha respinto la richiesta di fallimento della Procura.
Editoriale giornalismo - Image by freepik
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Altro giro, altra curva. E ancora una volta Il Cittadino non è finito fuori strada. Anzi: ha messo la freccia, scalato la marcia e ha superato a sinistra. Con buona pace dei gufi, delle prefiche e Cassandre da tastiera, che già avevano ordinato la lapide, con inciso un affettuoso: “Ve l’avevamo detto”. Il Tribunale di Monza ha respinto la richiesta di fallimento della Procura e concesso 60 giorni di tempo per presentare un piano economico che consenta alla storica testata di andare avanti.

Il Cittadino è ancora vivo. Nonostante le solite previsioni apocalittiche da bar, i “tanto è questione di giorni”, i “dentro ci sono solo tre gatti”, gli “ormai lo leggono solo i parenti”. No: il giornale c’è, resiste e rilancia. E chi lo aveva già messo in croce, si ritrova con in mano i chiodi… ma senza più scopo. I più affrettati avevano già scelto il vestito nero, preparato il discorso commemorativo e prenotato l’orchestra luttuosa con l’intermezzo malinconico in Do minore. Qualcuno aveva anche preparato un cocktail funebre “Stampa e Amarezza” con riduzione di sarcasmo. Tutto molto bello, tutto molto teatrale. Ma tutto da rimandare.

L'autore

Marco Pirola fu Arturo. Classe 1962, quando l’Inter vinse il suo ottavo scudetto. Giornalista professionista cresciuto a Il Giornale di Montanelli poi approdato su vari lidi di carta e non. Direttore del settimanale L’Esagono prima e di giornali “pirata” poi. Oggi naviga virtualmente nella “tranquillità” (si fa per dire…) dei mari del sud come direttore responsabile de Il Cittadino.