La voglia di anni Settanta, una nostalgia mal riposta che ogni tanto riaffiora. Non tanto dai ricordi di chi ha vissuto quell’epoca, ma di quelli che (come direbbe Jannacci) ne hanno sentito parlare. Magari dai fratelli maggiori, dagli zii. E pure qualche padre. Vediamo se qualcuno si ricorda dello slogan richiamato nel titolo… Ogni cosa, pensieri compresi, va analizzata e giudicata nel momento storico in cui si materializza. Non fanno eccezione i film “politici” o i libri. E nemmeno i francobolli se è per questo (mi riferisco a quello commemorativo di Sergio Ramelli ucciso da un commando di Avanguardia operaia per un tema sulle Brigate Rosse definite “comuniste”).
“Pagherete caro, pagherete tutto” è una pellicola di parte discutibile, ma che aveva un senso quando è stata concepita. Negli anni di piombo. O forse neanche allora. Ma l’ombrello politico dato oggigiorno dalla giunta Pilotto questo, già di per sé, è più opinabile. Come del resto l’intervento in aula del “Carneade” della sinistra nostrana, tal Francesco Racioppi che accomuna l’omicidio Ramelli con le circostanze che hanno portato alla scomparsa di Claudio Varalli e Giannino Zibecchi. Non a caso ho usato due termini diversi per la morte dei tre. Premessa: le vittime vanno rispettate (ma la proprietà transitiva va applica in entrambe i sensi non a senso unico). Ramelli fu assassinato (ripeto) in un vero e proprio agguato il 13 marzo. Varalli morì il 16 aprile 1975 mentre circondava con altri compagni l’auto di un sanbabilino, chiuso dentro, per sprangarlo. Zibecchi perse la vita il 25 maggio di quell’anno, travolto da un camion dei carabinieri contro cui qualcuno aveva lanciato dei tubi Innocenti mandando in frantumi il parabrezza. Modalità, tempi e motivazioni diverse.
Metterli sullo stesso piano di Ramelli vuol dire non aver compreso nulla di quegli anni. Compreso gli applausi vergognosi del Consiglio comunale di Milano alla morte di Sergio. Vuol dire non aver compreso il senso di un tentativo di pacificazione che passa attraverso tanti segnali. Francobollo celebrativo compreso. E certo non dal fatto di imbrattare la lapide come hanno fatto a Monza o la gazzarra invereconda fatta dalla sinistra a Brugherio quando la giunta chiedeva l’intitolazione di una via. Ah, gli anni di piombo! Che tempi! Un’epoca che qualcuno oggi rimpiange, ma non perché si bramino attentati e scontri, ma per la “purezza” di una lotta senza compromessi. Dice. Come quando, da bambini, si voleva “scoprire il mondo” con una testata sul muro, ma più grande, più spaventosa, e con una pazzia tutta adulta. Del resto, chi non ha mai sognato di essere parte di una causa “senza quartiere”, magari brandendo un mitra con una mano e un libro di Marx con l’altra? Io…