Crisi economica in Brianza, la Cisl: preoccupa il futuro di STMicrolettronics

Il segretario Frigerio mette sul tavolo, tra gli altri, il rebus di Agrate e la non chiarezza sui futuri investimenti della multinazionale.
Roberto Frigerio, segretario Cisl
Roberto Frigerio, segretario Cisl

 «La crisi colpisce diversi settori – esordisce Roberto Frigerio, segretario Cisl Monza Brianza Lecco – una delle ultime situazioni delle quali ci stiamo occupando è quella della Besana Elastici, una ditta storica del territorio che ha richiesto la cassa integrazione straordinaria ma è destinata a chiudere lasciando a casa una sessantina di lavoratori. Questa crisi ci mette in allarme perché coinvolge più settori e aziende che prima non avevano destato preoccupazioni».

Crisi economica in Brianza, la Cisl: le incognite di STMicrolettronics

Il pensiero di Frigerio corre subito a STMicrolettronics. «Si parla di revisione di piano industriale, di contenimento dei costi. Come Cisl e come Fim Cisl pensiamo sia urgente un tavolo di confronto con la rappresentanza sindacale per confermare gli attuali equilibri occupazionali e per mantenere sul sito di Agrate gli attuali carichi produttivi a 200mm anche dopo il trasferimento delle produzioni più avanzate a 300mm al fine di evitare una delocalizzazione. Non si hanno riscontri sulle risorse da impiegare ad Agrate per investimenti nella ricerca e sviluppo di semiconduttori innovativi. Ci chiediamo se il sito brianzolo sia ancora tecnologicamente strategico per STMicrolettronics ». Frigerio si chiede anche se gli strumenti finora attuati, ovvero gli ammortizzatori sociali, siano la strada giusta da percorrere.

Crisi economica in Brianza, la Cisl: servono nuovi strumenti

«La Cisl ha proposto a livello nazionale un nuovo patto sociale, la partecipazione al lavoro, ovvero la partecipazione attiva dei lavoratori alla vita delle imprese. Occorre intervenire con sistemi diversi da quelli finora adottati». Frigerio pensa all’attuale mondo del lavoro «dove i contratti a termine sono il 60% e nel 40% degli indeterminati sono compresi anche i somministrati. A preoccuparci sono anche i lavoratori non più giovani, quelli più difficili da ricollocare e da ri-professionalizzare. Per loro la crisi  è ancora più allarmante».