This Is The End, la mostra a Monza e i suoi artisti: Elena Ketra

Il 18 maggio alla Reggia vernice per la collettiva che si interroga sui tanti, troppi baratri su cui si affaccia il mondo: i protagonisti.
Elena Ketra, Utereyes, poster, cm 162x130, (2023)
Elena Ketra, Utereyes, poster, cm 162×130, (2023)

Countdown per la mostra This Is The End che un gruppo di artisti ha promosso dal basso trovando, di passo in passo, una rete sempre più larga di collaborazioni, compresa quella del Cittadino che è media partner del progetto. L’appuntamento è alla Reggia di Monza, nella sala convegni (a fianco del teatrino) dal 19 maggio e fino al 9 giugno, con inaugurazione sabato 18 alle 16.30.

La collettiva raccoglie le opere di Elisa Cella, Nicola Evangelisti, Nadia Galbiati, Roberto Ghezzi, Elena Ketra, Camilla Marinoni, Andrea Meregalli, Gabriele Micalizzi, Silvia Serenari, Matteo Suffritti, che hanno costituito allo scopo l’associazione culturale And come nuova realtà promotrice di iniziative artistiche e propone nel titolo, la canzone dei Doors presente anche nella colonna sonora di Apocalypse Now di Coppola: quel film ha nel dna Cuore di tenebra di Joseph Conrad: due opere, ricordano gli artisti, che “fanno riflettere sullorrore, sulla follia e sulla psicologia umana. La mostra vuole essere infatti un grido proposto dagli artisti, da sempre sensibili alle vibrazioni che il mondo produce e custodi della loro rielaborazione”. L’arte – scrivono – fa da tramite per mettere in comunicazione le varie scienze coinvolte, interroga il presente e chiama professionisti e pubblico a una riflessione collettiva per affrontare le sfide per il futuro. Ecco i profili degli artisti.

This Is The End, la mostra a Monza e i suoi artisti: chi è Elena Ketra

Artista: Elena Ketra 
Tema: autodeterminazione e bellezza 

Elena Ketra espone l’opera “Utereyes“, l’utero con gli occhi, che rappresenta la libertà di scelta delle donne, sia del proprio corpo che della propria sessualità.

Elena Ketra (1979) è un’artista visiva italiana che ha sviluppato il suo percorso formativo all’Accademia di Belle arti di Venezia, indirizzando la sua ricerca sul corpo e le modificazioni artificiali e sperimentando molteplici forme materiche e sistemi mediali. Frequenta Amsterdam, dove attraverso mostre e residenze approfondisce i concetti della sua ricerca. Empowerment femminile, inclusione sociale, coscienza del senso di sé sono i temi maggiormente affrontati dall’artista.

Elena Ketra
Elena Ketra

Le sue opere da “Girlpower”, un tirapugni a dondolo per bambine feroci, la serie “Serialmirrors”, specchi feticcio che riflettono storie di donne assassine fino a “Utereyes”, l’utero con gli occhi che non subisce ma sceglie, sono accomunati da quell’indole chiara alla ribellione ai ruoli assegnati e agli stereotipi di genere. Nel 2023 ha presentato a Roma in anteprima internazionale la performance digitale “Sologamy“, che affronta il fenomeno sociale della sologamia, attraverso la quale per la prima volta tutte le persone possono sposare se stesse online. Il progetto è stato raccontato nella pubblicazione “Sologamia. Storia e significato della sologamia tra arte e vita”, edita da Exibart.

Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, tra cui al Museo Madre di Napoli, al MAM di Mantova, al Silesian Museum di Katowice (PL) e alla Stichting Artes di Amsterdam.
Nel 2022 vince l’Exibart Prize nella sezione dedicata alla parità di genere e all’inclusione, è stata finalista del Premio Combat, dell’Exibart Prize (shortlist), è stata selezionata al Premio Arte Mondadori e nel 2024 è nella shortlist dei finalisti del premio internazionale Arte Laguna con la sua opera-manifesto “Utereyes”. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private, tra cui Fondazione Solares delle Arti e Kyoto Shibori Museum. Testate giornalistiche e riviste nazionali hanno parlato della sua ricerca, tra le quali Corriere della Sera, La Repubblica, Rai, Radio Deejay, Vanity Fair, Donna Moderna, Grazia, Io Don-
na. Quest’anno l’artista è stata invitata dal Centro europeo di psicologia investigazione e criminologia (Cepic) in qualità di docente nel Corso di formazione di eccellenza, “CONsenso”, finanziato dal Ministero di giustizia – Dipartimento per gli affari di giustizia, per affrontare il tema “L’arte come terapia”.

Professionista coinvolta: Yasmin Riyahi, storica dell’arte e femminista intersezionale.