Saul Leiter alla Villa reale di Monza: ancora grande fotografia

Dopo Vivian Maier la Reggia accoglierà al Belvedere la prima grande mostra dedicata allo statunitense. Tutti i dettagli.
Saul Leiter, Ana, 1950s © Saul Leiter Foundation
Saul Leiter, Ana, 1950s © Saul Leiter Foundation

Dopo il successo di “Vivian Maier. Unseen“, il Belvedere della Villa reale di Monza non cambia formula: sarà ancora fotografia e sarà ancora con la firma di Vertigo Syndrome. L’annuncio arriva a metà della proroga della monografica di Maier, che dall’originaria chiusura di gennaio è passata al 21 aprile: subito dopo, il tempo di disallestire e allestire, dal primo maggio il pubblico della Reggia potrà ammirare gli scatti di Saul Leiter.

Una finestra punteggiata di gocce di pioggia” è il sottotitolo del progetto espositivo che proseguirà poi fino al 27 luglio: è la prima grande mostra italiana dedicata al fotografo (e pittore) statunitense vissuto tra il 1923 e il 2013 e ancora una volta Vertigo è alleata di diChroma photography con la curatela di Anne Morin. In tutto, 126 fotografie in bianco e nero, 40 a colori, 42 dipinti e materiali d’archivio.

Saul Leiter alla Villa reale di Monza: il fotografo degli haiku

Saul Leiter, Untitled, undated © Saul Leiter Foundation
Saul Leiter, Untitled, undated © Saul Leiter Foundation

“Leiter si divertiva con ciò che vedeva. Non era interessato al carattere egemonico di New York o alla sua mostruosa modernità – spiega la curatrice Anne Morin – Inventava giochi ottici, intrecci di forme e piani che nascondono e rivelano ciò che giace negli intervalli, nelle vicinanze, nei margini invisibili”. Mentre i suoi contemporanei cercavano di catturare la grandezza e la modernità di New York – sottolineano gli organizzatori – Leiter ha intrapreso una strada radicalmente diversa. “Ha trasformato i momenti quotidiani in composizioni liriche e intimiste, trovando poesia nel vapore che sale dai tombini, negli ombrelli sotto la pioggia e nei riflessi delle vetrine, un realismo fiabesco composto da persone, oggetti, strade, pioggia, neve, elementi più sbirciati che osservati. La sua visione distintiva ha rifiutato lo stile documentaristico popolare della sua epoca, creando invece quello che potremmo chiamare haiku fotografici – scorci intimi della vita che fondono realtà e astrazione”.

“Le immagini di Leiter durano quanto il battito di un ciglio, posizionate sul bordo di qualcosa – ha aggiunto infatti Morin – Sono istantanee, forme brevi, frammentate, come annotazioni, dichiarazioni di realtà, realizzate con una maestria e una metrica che ricorda gli haiku: il gesto di Leiter è quello di un calligrafo quando fotografa veloce, preciso, senza scuse”.

Saul Leiter alla Villa reale di Monza: contro il gigantismo

Non ho una filosofia. Ho una macchina fotografica – diceva Leiter – Guardo attraverso la macchina fotografica e scatto foto. Le mie fotografie sono la minima parte di ciò che vedo che potrebbe essere fotografatoSono frammenti di possibilità infinite”. In epoche di grandeur d’oltreoceano, un minimalista, lontano dai riflettori, implicitamente produttivo, per così dire, dal momento che solo dopo la morte è emerso un corpus siginificativo di opere mai pubblicate. “C’è un ordine nascosto nel lavoro di Saul Leiter che è difficile da spiegare – scrive Vertigo – e questo è probabilmente ciò che lo rende un vero poeta”.

Come sempre Vertigo Syndrome sceglie un artista per un omaggio al tema o al protagonista delle sue mostre e questa volta la scelta è caduta su Patrizia Pfenninger (Zurigo, 1984) che “affascinata dalla discrezione e dal rispetto per i soggetti ritratti da Saul Leiter, ha deciso di omaggiarlo con una serie di sculture e installazioni che trovano dei punti di relazione con il suo atteggiamento poetico, opposto all’attuale inesauribile bisogno sociale di urlare”. E poi eventi, workshop e laboratori, per affiancare il periodo della mostra. Ma questa è la firma di Vertigo Syndrome: le mostre che non annoiano.