Monza: ritratto di gruppo per l’800 lombardo nell’arte

Sono circa 150 le opere che compongono la mostra in due sedi ospitata dall'Orangerie della Villa reale e dai Musei civici.
Gerolamo Induno
Gerolamo Induno, Il ritorno dal campo, 1869, olio su tela Collezione privata courtesy Enrico Gallerie d'arte

È passato un mese dall’anniversario della morte di Mosè Bianchi, avvenuta quel 15 marzo del 1904 in cui il pittore monzese, stremato dagli esiti di un ictus di cinque anni prima, quando da poco era diventato direttore dell’accademia Cignaroli di Verona.

Monza ha deciso di celebrarlo: sarà il suo mondo a essere raccontato dalla mostra che apre sabato 13 aprile sia negli spazi dell’Orangerie della Villa reale sia ai Musei civici di via Teodolinda. Doppia sede, una sola firma, quella dell’operatore ViDi Cultural con la curatrice Simona Bartolena, un soggetto, o meglio un ritratto collettivo: quello della pittura lombarda dell’Ottocento, l’ambiente in cui era cresciuto anche lo stesso Mosè Bianchi, l’epoca del romanticismo, poi della Scapigliatura, un abito che al monzese pure non vestiva benissimo.

Monza: ritratto di gruppo per l’800 lombardo in due sedi

Sono insomma gli anni di “Ribellione e conformismo”, come recita il titolo del progetto che rimane in allestimento fino al 28 luglio. E allora Hayez e Piccio, Faruffini e Cremona, Medardo Rosso, Previati, Segantini: sono circa centocinquanta le opere che troveranno posto nelle due sedi in un percorso espositivo, scrive ViDi, organizzato per aree tematiche, che “analizza sia i movimenti e le tendenze iconografiche, sia la biografia e la personalità dei singoli artisti, offrendo al visitatore l’opportunità di scoprire un universo dinamico e sorprendente, artisticamente e intellettualmente molto raffinato e sperimentale, e di indagare la società del tempo seguendo un filo narrativo che si propone di far luce su un tema non sempre così noto, come la scena artistica lombarda dell’Ottocento”. Brera e dintorni, le altre province lombarde e poi uno sguardo in casa: i Musei civici offriranno in contemporanea una sezione dedicata a Mosè Bianchi, al nipote Pompeo Mariani, Eugenio Spreafico ed Emilio Borsa che occupa gli spazi della sala temporanea ma integra anche le opere del normale percorso espositivo.

“La rassegna si apre con la stagione romantica in cui primeggia la figura di Francesco Hayez, maestro e modello di intere generazioni di artisti – . La sua lunga presenza nel ruolo di direttore a Brera ha lasciato un segno profondo sull’indirizzo culturale milanese. Insieme ad Hayez saranno esposte le opere di alcuni pittori che da lui presero insegnamento per il proprio percorso e quelle di maestri a lui contemporanei, quali Giacomo Trecourt, Massimo d’Azeglio e Giuseppe Molteni,” autore peraltro di due “Signore di Monza” (cioè la monaca Gertrude di Manzoni, Marianna de Leyva, suor Virginia Maria) una delle quali (attribuita all’artista) conservata dai Musei civici monzesi dopo una donazione.

Monza: ritratto di gruppo per l’800 lombardo, il Piccio e gli altri

Poi la sezione dei vedutisti che include scorci cittadini e scene di vita quotidiana dipinti da Giovanni Migliara, Angelo Inganni e Luigi Bisi e quindi uno sguardo agli anni delle guerre di Indipendenza che hanno segnato la metà del secolo e quindi le tematiche risorgimentali: Gerolamo e Domenico Induno, tra gli altri, “noti anche per le loro scene di genere, che narrano la vita delle classi meno abbienti e per quelle, eleganti e frivole, che raccontano immaginari incontri galanti ambientati nei loro salotti borghesi”.

“La personalità, visionaria e unica, di Giovanni Carnovali detto il Piccio introduce al sensibile cambio di rotta della seconda metà del secolo. Artista fuori dal proprio tempo, straordinario anticipatore di soluzioni linguistiche illuminanti per le generazioni successive, il Piccio è stato fondamentale per autori quali Federico Faruffini e, soprattutto, Tranquillo Cremona – scrive ancora ViDi -. Il primo, uomo tormentato e irrisolto, aprirà le porte a moderne interpretazioni della pittura storicista e letteraria; il secondo, con Daniele Ranzoni e Giuseppe Grandi, fonderà la Scapigliatura, movimento che si espresse tanto in letteratura quanto nelle arti visive, e cercherà risposte ai propri dubbi esistenziali e alla propria vocazione ribelle in atteggiamenti ostentatamente bohémien e con un linguaggio artistico sperimentale e moderno, sul quale affonderà le proprie radici molta della pittura dei decenni successivi”.

Infine il paesaggio e una corsa fino alla soglia del divisionismo, dove i nomi sono quelli di Eugenio Gignous, Silvio Poma e Filippo Carcano e poi di Gaetano Previati e Giovanni Segantini, altro artista che ha incrociato la Brianza.

Accompagna la mostra un catalogo realizzato da Ponte43 per le edizioni ViDi cultural. Ingressi al Serrone a 14 e 12 euro (11 con il biglietto dei Musei), agli ex Umiliati 6 e 4 euro.