Difficile trovarle un posto in un normale appartamento: è stata pensata e costruita per una villa reale. Anzi, per “la” Villa reale: è la scrivania appartenuta alla regina Margherita di Savoia per alcuni anni, nelle stanze private all’interno del reggia monzese. Oltre due metri di larghezza, centoventicinque centimetri di profondità, quasi ottanta di altezza: un’enormità. Che finisce all’asta, nei prossimi giorni.
A batterla sarà la casa Wannenes, fondata nel 2001 dalla famiglia di antiquari genovesi. Le date fissate sono quelle del 26 e 27 novembre, quando in due giorni saranno messi all’asta pezzi di artigianato, ceramiche, sculture, oggetti di arredo. Si tratta di una scrivania di palissandro e legno viola, realizzata verso la fine del diciannovesimo secolo e descritta con qualche segno di usura, qualche piccolo pezzo perso, bruciature arrivate da chissà dove, alcune riparazioni da fare.
“L’imponente scrivania, come attesta il numero di inventario inciso al suo interno, risulta provenire dalla Villa reale di Monza dove venne registrata per la prima volta nell’inventario degli arredi di ’Proprietà Privata di S. M.’ contraddistinto dalla lettera N, e redatto tra il 1881 e il 1910 – si legge nella scheda – . Attualmente tale documento è conservato nell’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica, nel fondo del Ministero della Real Casa, Registri del patrimonio mobiliare delle Residenze Reali in Italia”.
Nell’inventario si parla di “una scrivania grandissima di legno ebano violato e di noce d’India con guarnizioni di bronzo dorato e cesellato di forma quadrilunga senza gambe con tiretti e sportelli a chiave. Galleria al piano formata di un telaio di bronzo e cristalli. Misura m. 2,10×1,25 ; alta cm 80”. La scrivania fino al 1908 è stata collocata nella “sala dell’appartamento di S. M. la Regina”: il 12 agosto di quell’anno la scrivania, otto anni dopo il regicidio e con la sovrana ormai non più ospite della città, l’arredo è stato trasferito nel castello di Racconigi. “Qui dovette vederla l’antiquario romano Filippo Tavazzi, bisnonno degli attuali proprietari, che la acquistò tramite i buoni uffici dell’allora ministro della Real Casa, Falcone Lucifero – scrive la casa d’aste italiana – . Tavazzi probabilmente era in contatto con gli ambienti della corte sabauda gestendo anche, insieme ai fratelli Jandolo, una famosa casa d’aste in via del Babuino da dove transitarono gran parte delle collezioni d’arte messe all’incanto tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del secolo seguente”.
Secondo la ricostruzione della storia del mobile redatta da Enrico Colle per Wannenes, la scrivania rimase con ogni probabilità di proprietà di Tavazzi, forse per la sua regale provenienza, lasciandola in eredità ai figli e premurandosi di segnalare chi si era seduto in passato su quel piano di scrittura.
“In base alla sua originale rivisitazione dello stile rocaille, tale arredo potrebbe essere uscito da una delle numerose manifatture attive nel territorio milanese e specializzate nella produzione di mobilia in stile come ad esempio i laboratori dei Fratelli Andreoni, di Giuseppe Speluzzi, di Ferdinando Pogliani, di Luigi Brambilla, della vedova Arrigoni o di Luigi Cassani che godettero di grande popolarità presso la committenza internazionale nel realizzare anche arredi neo-settecenteschi”, scrive ancora Colle, autore tra l’altro del libro “Il mobile dell’Ottocento in Italia. Arredi e decorazioni d’interni dal 1815 al 1900”.
Umberto I e soprattutto Margherita procedettero a sistemare e rinnovare la Reggia monzese, anche negli arredi, a partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento, avvalendosi del marchese di Villamarina in collaborazione con l’architetto Tarantola e poi di Achille Majnoni d’Intignano, periodo al quale risale la scrivania “copiata da analoghi modelli Luigi XV francesi da Giuseppe Speluzzi nel 1893”. La base d’asta è stimata fra 10 e 15mila euro.