Un sorriso discreto e sincero, una presenza costante, la capacità di credere in un progetto culturale che da quasi 35 anni occupa stabilmente il cuore di Monza – e quello di tanti monzesi: è mancata Silvana Sada, fondatrice della libreria Libri e Libri di via Italia. La scomparsa a seguito di una malattia che l’ha accompagnata negli ultimi tempi per acuirsi dalla fine di novembre: avrebbe compiuto 70 anni la prossima estate.
Ma, soprattutto, avrebbe celebrato il prossimo 22 ottobre l’anniversario della libreria inaugurata quel giorno del 1990 in centro Monza, alla presenza anche di Giovanni Spadolini, politico repubblicano e uomo di straordinaria cultura che al tempo era presidente del Senato, peraltro pochi mesi prima di essere nominato anche senatore a vita dall’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Monza, addio a Silvana Sada: Libri e Libri e l’inaugurazione con Spadolini

Silvana Sada era socia e amministratrice unica della libreria che ha sempre occupato i locali di via Italia, spazi inizialmente più piccoli e poi cresciuti nel tempo. Milanese, figlia d’arte e madre di tre figli, l’aveva fondata insieme a Franco Lagiannella, storico rappresentante del mondo libraio nel nord Italia (il figlio Fabio lo scorso anno è stato nominato libraio dell’anno in Italia e dallo scorso ottobre è presidente di Ali Milano, l’associazione di categoria in Confcommercio).
“Solo poche settimane fa, prima delle vacanze – racconta Marta, una delle libraie – un signore è entrato in libreria e ci ha raccontato un ricordo preciso del giorno dell’inaugurazione, mentre tornava dall’università: ci teneva a dirci che era contento che esistesse ancora“. L’ultimo saluto a Silvana Sada sarà a Milano, dove viveva: potrebbe essere venerdì, ma la data non è ancora ufficiale. Quel giorno con ogni probabilità la libreria resterà chiusa, “perché vorremmo esserci tutti“, raccontano in libreria. Chissà cosa ne avrebbe detto lei, che “amava sdrammatizzare, e preferiva sempre un approccio informale”.
Un libro del cuore? La montagna incantata di Thomas Mann, raccontano i librai di Libri e Libri, quello che per Ervino Pocar, germanista e traduttore, è «un fedele, complesso, esauriente ritratto della civiltà occidentale dei primi decenni del Novecento e, nella sua incantata fusione di prosa e poesia, di vastità scientifica e di arte raffinata, è il libro, forse, più grandioso che sia stato scritto nella prima metà del secolo». È il romanzo che racconta la fine della Belle Èpoque, lo zeitgeist dell’Europa all’esordio del Novecento, l’avvicinarsi di un baratro che a distanza di un secolo sembra, a tanti, ancora vicino.
