Tradizionalmente è la mostra che ogni due anni chiude l’anno e apre quello successivo, ma l’anno del Covid ha complicato la vita anche del sistema dell’arte: Lissone però non rinuncia all’edizione del 2020 del suo premio di pittura e ha deciso di programmare comunque l’appuntamento tornato alla sua identità più profonda, nelle ultime edizioni, a partire da giugno.
Sarà quindi il Premio Lissone 20/21 e avrà una traiettoria precisa: “The Brief History of a new Perspective in Painting”, cioè breve storia di una nuova prospettiva in pittura, affidato alla cura dell’ex direttore artistico Alberto Zanchetta. Che vuole anche rispondere concretamente al periodo di emergenza che ha investito – insieme al sistema dell’arte – anche gli artisti stessi. È così che il curatore ha proposto al Comune di modificare la formula: a tutti gli artisti selezionati viene conferito un premio-acquisto e l’opera entra così nelle collezioni del Museo d’arte contemporanea, per un valore complessivo superiore agli 80mila euro.
Si tratta di quindici artisti e per Zanchetta comporranno un’edizione eccezionale per due motivi: “Per l’eccezione alla regola che si è decisa di operare e per l’eccellenza degli invitati”. Gli artisti scelti sono David Bowes (Boston – Usa, 1957), Luigi Carboni (Pesaro, 1957), Jacopo Casadei (Cesena, 1982), Massimo Kaufmann (Milano, 1963), Francesco Lauretta (Ispica, 1964), Federico Lissoni (Sesto San Giovanni, 1980), Giulia Mangoni (Isola del Liri, 1991), Piero Mega (Tortona, 1961), Simone Pellegrini (Ancona, 1972), Massimo Pulini (Cesena, 1958), Patrick Tabarelli (Villafranca di Verona, 1979).
Il premio alla carriera va a Sandro De Alexandris (Torino, 1939), quelli intitolati a Guido Le Noci, Gino Meloni e Francesco Santambrogio sono stati assegnati a Stefan Milosavljević (Smederevo – Serbia, 1992), Silvia Capuzzo (Merano, 1996) e Giuditta Branconi (Sant’Omero, 1998).
«Il patrimonio artistico del Premio Lissone è un patrimonio di conoscenze, andrebbe cioè ascritto alla categoria della ragione e non solo a quello dell’estetica; l’augurio, quindi, è che questa eredità possa essere presa d’esempio anche nel prossimo futuro». Ne sarà traccia piena anche il catalogo che correderà l’edizione 20/21: un volume in tre parti in cui viene proposta una nuova serie di documenti e immagini del premio storico, cioè tra il 1952 e il 1967, quindi un interludio che riassume le scelte curatoriali e soprattutto le acquisizioni delle precedenti quattro edizioni (tra il 2012 e il 2018) e quindi le opere e gli artisti selezionati per quest’anno.
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Titolo del Premio, scelte curatoriali e catalogo sanciscono di fatto la chiusura di un cerchio (i quasi nove anni di direzione Zanchetta) e un viatico per il futuro, ribadendo la “poetica scientifica” con cui l’ex direttore ha guidato il Mac, alla vigilia della nomina del successore (i termini per le candidature sono scaduti una settimana fa): restituire al Premio il respiro internazionale, promuovere un’indagine effettiva sullo “stato dell’arte” contemporanea e allo stesso tempo valorizzare il patrimonio storico lissonese.
Vanno in questa direzione anche le altre mostre che affiancheranno il Premio (che sarà inaugurato sabato 5 giugno alle 18): spazio a tutte le opere acquisite nelle precedenti quattro edizioni e al progetto “Collezione (in) particolare. Quest’ultima proporrà il materiale preparatorio per “L’occultamento” di Ugo La Pietra, con cui l’artista e designer ha vinto il Compasso d’oro 1979 oltre a “Senza titolo, rilevazione di uno spazio domestico” di Domenico Antonio Mancini e “La dottrina nascosta” di Silvia Camporesi che su proposta di Zanchetta hanno vinto il bando ministeriale Cantica21.