A poco più di un anno dalla scomparsa di Maria Perego, la “mamma” di Topo Gigio, se ne va anche il papà: è Guido Stagnaro, il regista che ha contribuito a creare una delle leggende della televisione italiana. Che ha un cuore made in Brianza.
Nato a Sestri Levante nel 1925, Stagnaro è morto il 18 febbraio a Milano: entrato in Rai negli anni Cinquanta, ha collaborato con Garinei e Giovannini prima di specializzarsi nelle trasmissioni per i bambini. Ed è così che poi è stato tra i creatori del topo della Rai insieme a Maria Perego, scomparsa nel novembre del 2019 e a Federico Caldura, marito di Perego.
Come regista, sceneggiatore e autore televisivo a contribuito alla nascita e alla celebrità del pupazzo che ripeteva “Ma cosa mi dici mai…”. Che ha radici ben salde in Brianza. Lo aveva raccontato Maria Perego in un libro pubblicato da Marsilio, “Io e Topo Gigio”, nel 2015 (288 pagine, 18.50 euro): il sottotitolo era “Vita artistica e privata di una donna straordinaria” in cui la veneziana trapiantata a Milano aveva spiegat oanche la genesi del pupazzo che avrebbe più tardi duettato e dialogato con Ed Sullivan, Louis Armstrong, Ichikawa, Hugo Pratt, Michael Jackson, Lucio Dalla, John Wayne, Frank Sinatra. Il debutto televisivo risale al 1959 nella trasmissione Rai “Alta Fedeltà”, con la voce di Domenico Modugno e la sua nascita è in quei mesi di sessat’anni fa.
Maria Perego, nata nel 1923, autrice televisiva e artista dell’animazione, raccontava di essere insoddisfatta dei burattini di cartapesta: poco adatti per la tv, con il loro aspetto, quelle rughe. Poi un giorno, l’incontro. “C’era una volta un alberello di Natale piccolo e strano, ritagliato in un pezzo di spugna verde. La spugna era un materiale allegro perché composto di tante particelle luminose mescolate a delle altre belle morbide – si legge ancora sul sito ufficiale di Topo Gigio – Un giorno davanti a lui si fermò di colpo, come folgorata da qualche cosa, una ragazza bionda e si mise a guardarlo con interesse. Poi se ne andò ma ritornò su i suoi passi e entrò nel negozio. Dopo un po’ l’alberello si trovò avvolto in un fazzoletto di seta dentro alla borsa della ragazza”.
E ancora: “Perché vi ho raccontato dell’alberello di Natale, vi starete certamente chiedendo ? Perché l’alberello di Natale è stato il mio antenato o precursore. E se avrete la pazienza di seguirmi non vi sembrerà poi così strano. Quello che aveva colpito la ragazza, che altro non era che Maria Perego, era il materiale con il quale era fatto l’alberello: una plastica speciale morbida e luminosa con la quale avrebbe potuto costruire quei tipi di pupazzi che da tempo sperava di aggiungere al suo già ricco repertorio di Arlecchini Pulcinella, maghi, streghe,principi, principesse etc. etc”.
Il moltoprene, appunto, un poliuretano intrecciato che oggi si può ancora trovare in imbottiture, per esempio, come isolante, oppure più facilmente nei rulli da imbianchino. “Non ve la sto a fare troppo lunga ma Maria, felice di aver trovato quel materiale, si mise subito alla ricerca e come in tutte le fiabe che si rispettano dopo molti e molti giorni finalmente in un paesino della Brianza trovò la fabbrica dove si costruiva quel prezioso materiale”.