Era il 2003 e l’abituale grandeur degli U2 aveva raggiunto un altro dei suoi picchi: costruire un grattacielo sui docks di Dublino. E anche Monza provò a dire la sua.
O meglio: lo fece lo studio cittadino AB3 Architettura con il fondatore Duccio Battistoni, che si lanciò nella sfida internazionale. Che consisteva in questo: un grattacielo, inizialmente di sessanta piani di altezza, che contenesse appartamenti (di lusso), ristoranti, servizi, una sala concerti-pub e i nuovi studi di incisione del gruppo irlandese. Dove? Sui docks, cioè South Docklands, all’angolo tra Sir John Rogerson’s Quay e Britain Quay, dove si trova la confluenza tra i fiumi Liffey e Dodder e il Grand Canal.
La proposta dello studio monzese non fu scelta dalla commissione pubblica dublinese ma c’è poco di cui amareggiarsi: il progetto vincitore fu accantonato, sostituito da un secondo bando e un secondo vincitore (Foster and partners) arrivando a 180 metri di altezza prima di incagliarsi definitivamente nella crisi economica. Insomma: non se n’è fatto più niente. E nonostante le garanzie, dal 2008 a oggi non si è mai mossa una gru. Ma resta, a Monza, il gusto di avere progettato la casa (musicale) degli U2. «Era una sfida interessante – racconta dieci anni dopo Duccio Battistoni – grazie ai temi: la riqualificazione di aree dismesse, la presenza dell’acqua, edifici in altezza che in Italia è difficile fare».
E ancora: «La nostra proposta non è mai entrata nel dettaglio, e in generale era architettura tradizionale. La particolarità era avere progettato un edificio con una forte inclinazione proprio verso i fiumi». E gli U2? «Sì – sorride l’architetto – non sono male».