Le gustose passioni di Arcimboldo nel nuovo romanzo di Ketty Magni

Uno scorcio di Rinascimento che passa anche da Monza, quello raccontato dalla scrittrice Ketty Magni nel suo nuovo romanzo: “Arcimboldo, gustose passioni” reinventa anche i giorni degli affreschi nel duomo monzese.
Le gustose passioni di Arcimboldo nel nuovo romanzo di Ketty Magni

Con ogni probabilità non gli sarebbe dispiaciuto finire la giornata con delle trote cotte nel vino condite con le viole, una torta d’erbe alla ferrarese, cervella o quaglie arrostite: un piatto qualsiasi di quelli che un artista vero del Cinquecento italiano, il cuoco Bartolomeo Scappi, stava consegnando ai posteri attraverso suoi taccuini.

O quantomeno Arcimboldo – guardando da una parte la parete del transetto del duomo di Monza che avrebbe dovuto affrescare, dall’altra le meraviglie dei dipinti degli Zavattari, nella cappella di Teodolinda – si augurava che la serata sarebbe finita con un arrosto sulla tavola. Con lui c’era Giuseppe Meda, che invece temeva lo stomaco avrebbe assaggiato solo pane e vino: comunque sia passata la cena, i due insieme avrebbero realizzato l’albero di Jesse che ancora oggi riempie la parete destra della basilica. Era il 1556 e, raccontano le cronache, una manciata di anni dopo l’inventore delle teste composte – i ritratti fatti di frutta, cacciagione, pesci – sarebbe partito per la sua carriera internazionale alla corte di Vienna.

Non si sa troppo della sua vita – né d’altra parte abbiamo ricevuto molto di una produzione che si pensa ampia, come ha raccontato una mostra milanese nel 2011 – ma a colmare la realtà con una buona dose di (documentata) fantasia ci ha pensato Ketty Magni, autrice di “Arcimboldo, gustose passioni” (Cairo editore, 199 pagine, 15 euro). L’ultimo romanzo storico della scrittrice brianzola era un punto di arrivo necessario: aveva raccontato la regina di Monza in “Teodolinda, il senso della meraviglia” (2009), poi aveva viaggiato fino al XV secolo del cuoco Maestro Martino – e degli affreschi degli Zavattari – con “Il principe dei cuochi” (2011), quindi nel 2013 era arrivata al rinascimento di Scappi con “Il cuoco del papa”. Se il pendolo di Ketty Magni oscilla tra la cucina e l’arte, prima poi il raggio avrebbe dovuto incrociare la tavolozza di Giuseppe Arcimboldo: e così è stato.

Aveva trent’anni quando era arrivato a Monza per dipingere dopo essere nato a Milano. Ne avrebbe avuti meno di settanta quando è morto nella sua città, in un omicidio di cui non si sa molto e che contribuisce a creare mistero attorno a una figura eclettica della scena artistica internazionale. Il romanzo della scrittrice corre lungo quei decenni tra incontri e successi, speranze e determinazione che il protagonista non smette mai di intervallare con il gusto per la tavola: il goloso Arcimboldo, come lo chiama Ketty Magni nelle ultime righe del romanzo, osserva il cibo e i sapori come pensa la tela e come immagina i suoi lavori, cercando di trasferire nelle sue opere il profumo esplosivo del pane che gli offre Giovan Filippo Gherardini come i colori di perla degli acini d’uva. È goloso di cibo come della vita, che passa dallo scoprire l’Europa e le sue corti, l’Arcimboldo della scrittrice, che ai dubbi di Meda risponde senza quaresime in testa: «Eppure se mangiassimo sempre arrosto tutti i giorni poi ne avremmo la nausea», suggerisce l’apprendista di Bernardino Campi. «E dunque?». «Meglio cibarsene una volta ogni tanto. non pensate?» «Non con la mia golositaà!”, taglia corto Arcimboldo nel duomo di Monza: “Preferirei riempirmi la pancia di arrosto fino a scoppiare, prima di farmi venire la nausea.» Perché cosa gradita, aggiunge, non può far male: forse qui sta il gusto profondo per lo stupefacente amato dagli Asburgo, quello che l’avrebbero trasformato in una star internazionale capace di nutrire il desiderio di meraviglia che proprio nel Cinquecento stava iniziando a riempire di Wunderkammer i palazzi della nobiltà.

Per nutrire invece il gusto per la meraviglia del palato, il romanzo di Ketty Magni non rinuncia a offrire una colonna sonora culinaria: una serie di ricette in appendice al libro tradotte dai ricettari rinascimentali (come quello di Scappi) proposte in versione semplificata. Con una nota che suona come sfida : “In epoca rinascimentale, l’aspetto estetico di un piatto riveste grande importanza. Per soddisfare appieno i commensali non basta procurare piacere al palato, ma la pietanza deve stupire, quasi quanto le raffigurazioni pittoriche di Arcim-boldo.” Ketty Magni sarà mercoledì prossimo, 25 marzo, alla libreria Libri e Libri di via Italia 22 per raccontare il suo nuovo romanzo e incontrare i lettori alle 18.