La geografia dei nomignoli della Brianza tra bilòtt e crapòn

LA MAPPA - Renato Ornaghi mappa i nomignoli tradizionali per gli abitanti della Grande Brianza paese per paese. A volte sono nati dai mestieri tradizionali, altre dai fatti storici, spesso trasudano sarcasmo e ironia.
Renato Ornaghi
Renato Ornaghi Fabrizio Radaelli

I monzesi , si sa, sono i Bilòtt. Non è un appellativo molto lusinghiero e affonda le sue origini nel periodo francese di Villa reale quando il generale Billot si era messo in testa di collegare la reggia di Monza con Versailles. I suoi proclami , spesso bizzarri, per i bravi monzesi era delle vere “bilottate”.


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Poi ci sono i “Mazzapret” di Caponago, che evidentemente non godono della fama di “baciapile”, i Ciaparatt di Cabiate, i “Crapon” di Carnate che, in fatto di vivacità intellettiva ,fanno concorrenza ai Bilòtt monzesi.

Dai Gratton di Agrate ai “Gratta gainn” di Vimercate è un viaggio tra gli appellativi più coloriti, rigorosamente in dialetto, quello che ha raccolto Renato Ornaghi. Centotrentasette comuni dalle Grande Brianza che si estende da Monza al lecchese e al comasco con quasi 250 appellativi diversi, perché anche all’interno di un unico comune i campanili sono tanti e così anche i nomignoli.

È una ricerca di qualche tempo fa che l’ingegnere di Missaglia, già autore di cd con i classici del pop e rock tradotti, come i successi dei Beatles in “lengua mader”, del Cammino di Sant’Agostino e ora alle prese con la traduzione in dialetto monzese delle poesie di Giacomo Leopardi, ha voluto postare sul suo profilo facebook.

«Un divertissement- spiega- ma anche un modo per tramandare una storia dal colore locale che rischia di perdersi». Perché i nomignoli, quasi mai lusinghieri, fanno parte di quella tradizione orale che , tempo una generazione, rischia di cadere nel dimenticatoio.

«Il social è invece un modo per mantenere viva la memoria- prosegue Ornaghi- ma anche per aggiungere nuovi appellativi o rintracciare l’origine di molte espressioni».

Quello che emerge è l’umanità di un territorio che, a dispetto di chi ritiene la Brianza una terra un po’ chiusa e un po’ musona, fa prova di grande verve, una buona dose di ironia e di autoironia.

Difficilmente gli appellativi sono lusinghieri e anche i “Bei” o gli “Sciori” di Erba o gli “Avvocatt” di Caponago, nascondo sicuramente una bonaria presa in giro.

Ci sono nomi che affondano le loro radici nella Brianza agricola, così non deve stupire se a Montevecchia dove si produceva (e si è tornato a produrre vino) gli abitanti sono i “Brusa palett”, ovvero coloro che bruciavano i paletti che sostengono i filari.

Ci sono poi i nomi della brianza operaia come i “Maja colla” di Meda, probabilmente perché da bravi mobilieri di colla dovevano mangiarne parecchia, e poi c’è tutto un “menù” della tavola Brianzola di un tempo.

Dai Polenton di Albese con Cassano ai Peveron di Alzate, dai Cappon di Anzano ai Porcelitt di Arcore, dai Pescitt di Brivio ai “pan e latt” di Carimate. Insomma c’è da divertirsi e anche da contribuire ad arricchire l’elenco con nuove espressioni o con nuove storie. Chi sa dire, per esempio, perché gli abitanti di Barzago sono i “Giò i man dal tavol”?