Il tributo a Monza di Maurizio Galimberti per il Calend’arte 2023

Il fotografo internazionale immortala il capoluogo della Brianza in una serie creata per il Calend'arte 2023 di Totem.
My tribute to Monza di Maurizio Galimberti
My tribute to Monza di Maurizio Galimberti

«La vita non è mai perfetta. Ed è così che ho voluto raccontare Monza», nella sua bellezza e nelle sue imperfezioni. Qualche volta come un sogno. È l’artista Maurizio Galimberti a raccontare “My tribute to Monza”, la serie di fotografie che andranno a comporre il Calend’arte 2023 di Totem e che rappresentano per tanti versi un unicum: lo sono perché è il primo lavoro sulla città del fotografo internazionale cresciuto in Brianza; lo sono perché per la prima volta il Calend’arte ha “commissionato” un lavoro per comporre il calendario che ha, a sua volta, centinaia (o meglio molti più di mille) collezionisti appassionati.

Il Calend’arte 2023: la giant camera e Galimberti

Galimberti ha accettato la proposta di Totem e, racconta, dalla sua recente casa monzese ha inforcato la bici elettrica per andare a cercare gli scorci e le suggestioni necessarie a suoi scatti. E allora il duomo, il Carrobiolo, l’arengario e i palazzi déco, l’autodromo – attraverso una foto storica – e il Re de Sass, tra gli altri. «Ho usato la giant camera di Polaroid, 50 per 60. Ne esistono tre al mondo e l’ha usata anche Andy Warhol. Il concetto è che viviamo in un’epoca in cui tutto dev’essere perfetto, accademico per così dire. Ma è in realtà è noia. Con la giant si creano immagini che sono invece imperfette, come la vita, come la realtà, che hanno il sangue del chimico, sono potenti e materiche».

Il Calend’arte, il duomo, il Carrobiolo

Unica eccezione la copertina, un frattage fatto con la square per riassumere il progetto dedicato alla sua nuova città. «Mi piace stare in piazza del duomo a guardare la sua magnifica facciata – racconta Galimberti – ed è lì che abbiamo deciso di fare battezzare mia nipote» non molto tempo fa. «Cosa ho amato? A parte il duomo forse il Carrobiolo: una piazza strana, speciale. Passandoci incanta, a sedersi sembra mancare qualcosa, sembra si perda. Forse sono le panchine che non sono adatte. Ma per questo ho voluto aggiungere quello che lo sguardo percepisce di sfuggita, in maniera onirica, come in un testo di Celati o in un frame di un film di Mazzacurati».

Galimberti e le immagini fragili e imperfette

E poi la foto dell’autodromo, realizzata con una tecnica speciale da uno scatto del 1952 (con transfert a umido sul lastra). «Volevo raccontare una realtà che non fosse del tutto la realtà» ma una percezione differente, lavorando molto anche sul doppio e le sovrapposizioni: «I luoghi sono riconoscibili, ma in modo surreale, come se fosse un diverso punti di osservazione. Le parole giuste sono fragilità e imperfezione», cioè, aggiunge, l’esistenza.

Un autoritratto di Maurizio Galimberti

Le fotografie sono un tributo di Galimberti a tutto tondo: per il Calend’arte ha lavorato gratuitamente (ma le opere sono già state acquistate da un collezionista) e sono state definite sul calendario dal grafico Maurizio Spreafico («ottimo lavoro», aggiunge Galimberti), rappresentando un primo importante approdo dell’iniziativa di Totem, l’immobiliare condotta da Corrado e Giuseppe Catania, arrivati alla 25esima edizione di un oggetto ormai di culto (tiratura di 1.500 esemplari, sistematicamente sold out, raccontano).

Il Calend’arte i suoi artisti

Negli anni sono stati tanti gli artisti a diventare protagonisti del Calend’arte: Agostino Bonalumi e Giordano Bruno Lattuada, Luigi Stradella, Max Marra e Mario De Leo, Nanni Valentini e Giuseppe Locati, Luigi Arrigoni, Pina Sacconaghi. Ma sono solo uno spaccato degli artisti del territorio che la strenna di Totem ha contribuito a raccontare a Monza e Brianza, in un quarto di secolo: una passione che per il 2023 si traduce in un progetto esclusivo al quale ha deciso di tendere la mano (e gli occhi), un fotografo internazionale.