Arte, la vertigine di “Yokai”: gli incubi e il mistero del Sol Levante alla Villa reale di Monza

Alla Villa reale tornano le grandi mostre. Conto alla rovescia per il primo progetto di Vertigo Syndrome, la società fondata dalla monzese Chiara Spinnato che debutta a fine mese al Belvedere con 200 opere di artisti giapponesi.
yokai villa reale monza
yokai villa reale monza

Bisognerà misurarsi con una prova di coraggio da samurai per visitare la mostra: la stanza delle cento candele, dove i leggendari membri della casa militare giapponese si raccontavano storie dell’orrore per poi specchiarsi nell’angolo più buio. Un rituale che sarà la porta di ingresso in “Yōkai”, la mostra di antiche stampe dei mostri giapponesi e ancora di più nell’immaginario del Sol levante.

Che – come sa chi ha visto film come “Ringu (The Ring)” – ha un vocabolario differente e persino straniante rispetto al mondo occidentale, un cambiamento di paradigmi non poi dissimile dal senso della composizione e dell’equilibrio che nel mondo delle arti visive gli europei conobbero solo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, spazzando via le regole dell’accademia. In breve: il modo di raccontare l’orrore e la paura, in Giappone, risponde a mostri differenti da quelli conosciuti nel Vecchio continente: di questo parlerà il progetto ospitatato dal Belvedere della Villa reale di Monza a partire dal 30 aprile.

Ma “Yōkai” porta con sé molto di più. Prima di tutto il ritorno – dopo il Serrone – all’interno del corpo centrale della Reggia di una grande mostra, dove per grande si intende una proposta di largo respiro, scientifico, persino all’esordio e non la replica di una replica di una replica di una mostra. E poi perché si tratta del debutto di Vertigo Syndrome, la società di produzione e organizzazione di mostre fondata dalla monzese, ed ex zucchina, Chiara Spinnato.

«La vertigine che Vertigo Syndrome vuole far provare ai propri visitatori è quella data dall’ebbrezza della scoperta – ha scritto presentando la realtà nata lo scorso gennaio – Una scoperta che crescerà passo passo all’interno dei suoi percorsi espositivi che si caratterizzano per la potenza e l’impatto del messaggio proposto».
E ancora: «Ho scelto di partire dalla città dove vivo, di cui conosco la storia e le meravigliose ricchezze artistiche e naturalistiche, e ritengo abbia grandissime potenzialità di crescita dal punto di vista culturale e turistico».

In mostra fino alla fine di agosto ci saranno duecento opere di artisti giapponesi del XVIII e XIX secolo fra xilografie, rari libri antichi, abiti storici, armi tradizionali, un’armatura samurai e la preziosa collezione Bertocchi, cioè 77 netsuke, piccole sculture in avorio, finora mai esposte al pubblico, così come inedito per gli occhi dei visitatori sarà un rotolo a scorrimento lungo di dieci metri che racconta la vicenda di Shutendoji, una creatura mitologica (Oni) a capo di un esercito di mostri che infestava il monte Oe nei pressi di Kyoto. A curare la mostra è Paolo Linetti, direttore del Museo d’arte orientale – collezione Mazzocchi da settembre 2017 che, tra l’altro, nel 2019 ha curato la mostra realizzata presso le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia Hokusai, Hiroshige, Utamaro.

Nelle opere esposte a Monza si parlerà delle Jorogumo, avvenenti donne che rivelano alle vittime la loro reale natura di enormi ragni, oppure dei tassi trasformisti Tanuki e dei Bakeneko, gatti mostruosi. E ancora dei Kappa, esseri acquatici, delle Ningyo, gli Okiku, Kodama e Omujade, Kaiju e Oogumo. Sono i mostri di queste storie che comporranno il percorso in undici sezioni per “un viaggio tra gli spiriti, le creature e i mostri del folklore nipponico: creature a volte grottesche, altre dispettose, spesso e volentieri spaventose, che abitano da sempre l’immaginario collettivo e il quotidiano degli uomini e delle donne giapponesi, tutti ben consapevoli di coesistere e di venire in contatto con questi esseri inquietanti. Yōkai (mostri), Bakemono (mostri mutaforma), Yurei (spettri e ritornanti) popolano le xilografie in mostra, insieme a draghi, orchi, volpi trasformiste, fatali mici mannari, spettri, rospi vampiri”.

«La mostra, frutto di uno studio che ha messo a confronto storici dell’arte, studiosi del folklore giapponese e professori di mitologia greca, teologia, leggende e storia della scienza occidentale, permetterà al visitatore di conoscere in modo approfondito le creature affascinanti, bizzarre e assolutamente non comuni che popolano le leggende giapponesi – ha detto il curatore Paolo Linetti – Molti di questi spiriti provengono direttamente dalle pagine della mitologia e della cultura popolare, trasmessa attraverso le generazioni. Creature spaventose con poteri soprannaturali, alcune malvagie, altre benevole, alcune che preferiscono vivere in aree selvagge ed evitare gli esseri umani, altre invece che scelgono di vivere vicino, o tra di essi».

Tra le sezioni anche quella prodotta dalla casa editrice Hop!, con le opere di Loputyn, nome d’arte di Jessica Cioffi, “l’illustratrice bresciana seguita come una rockstar da una vivace nicchia di hotaku appassionati di manga, che propone sei tavole originali, create per l’occasione che s’ispirano e interpretano altrettante leggende giapponesi”.

I biglietti per la mostra sono già in vendita (mostrigiapponesi.it) e per chi sceglie la prevendita entro il 29 aprile, in omaggio, il manifesto della mostra nelle dimensioni 100 x 140 centimetri (fino a esaurimento scorte).