Il problema si è reso evidente lunedì 7 febbraio quando l’annunciato vento da nord si è abbattuto sulla Lombardia con raffiche che una nota dell’Arpa ha definito come “l’episodio più intenso degli ultimi dieci anni”. Vento che ha raggiunto i 95 km/h a Milano e punte oltre i 100 km/h sulle Alpi che ha lasciato sotto la sua scia alberi caduti, tetti divelti e strutture danneggiate.
E sono più di 700 in un anno, secondo una stima Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza, le emergenze per alberi pericolosi in provincia di Monza e Brianza che hanno richiesto l’intervento dei pompieri.
Emerge da un’analisi della Coldiretti sul rapporto 2021 diffuso dei vigili del fuoco. Nelle campagne invece fa la conta è tra serre scoperchiate e danni alle strutture di stalle e cascine.
“La Lombardia – precisa la Coldiretti interprovinciale – è la prima regione per numero di interventi su alberature pericolanti in un anno, oltre 7 mila. A livello provinciale i territori in cui si registrano più operazioni di questo tipo sono Milano (1.817), Varese (1.299) e Monza Brianza (742). Seguono Brescia (678), Como (600), Bergamo (467), Pavia (402), Cremona (321), Lecco (223), Mantova (217), Lodi (213), Sondrio (193)”.
“In tutta Italia – continua – i vigili del fuoco in un anno sono entrati in azione per ben 54mila emergenze per piante non sicure nelle città. I cambiamenti climatici con il moltiplicarsi di eventi estremi si abbattono su una condizione di manutenzione del verde pubblico che richiede grande attenzione. Le piante cadono per la scelta di essenze sbagliate per il clima, il terreno o la posizione, ma anche per gli errori sulle dimensioni e sul rispetto delle distanze per un corretto sviluppo delle radici. Ma i cambiamenti climatici hanno anche favorito la proliferazione di parassiti spesso arrivati dall’estero che conseguenze catastrofiche sul verde ma anche sulla sicurezza, con problemi di stabilità degli alberi”.
“Una situazione sulla quale occorre intervenire con una gestione professionale – conclude la Coldiretti – che preveda il ricorso alla figura del manutentore del verde con idonea qualifica, attraverso la rivalutazione del ruolo degli agricoltori, così come previsto dalla legge di orientamento che consente ai Comuni di delegare la manutenzione agli imprenditori agricoli ed evitare così una gestione improvvisata che mette in pericolo i cittadini”.