Un anno e mezzo di pandemia investe anche le terapie per bambini disabili

I dati di La Nostra Famiglia nel bilancio di missione raccontano le ricadute di un anno e mezzo di pandemia sulle terapia per bambini con disabilità
Una carrozzina sulle strade di Monza
Una carrozzina sulle strade di Monza Fabrizio Radaelli

Nel 2020 le attività di riabilitazione e di cura rivolte ai bambini con disabilità sono state condizionate dall’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia. È quanto emerge dal bilancio di missione dell’Associazione La Nostra Famiglia, alla quale si rivolgono anche molte famiglie della provincia di Monza e Brianza, che fotografa un contesto di fatica economica accompagnato, però, da una pronta risposta organizzativa per far fronte alle domande di salute di tante famiglie.

Lo scorso anno è stato condizionato dai provvedimenti regionali di sospensione delle attività extra-ospedaliera e specialistica ambulatoriale e, anche con la ripresa dell’attività, la Nostra Famiglia ha dovuto tener conto dei protocolli di contenimento del contagio per la sicurezza di pazienti e operatori.

“Dal nostro osservatorio i principali costi che hanno subito i nostri bambini sono stati la contrazione di opportunità di terapia: un danno pesante, perché la finestra terapeutica della maggiore efficacia degli interventi in età evolutiva è abbastanza stretta”, spiega il direttore sanitario Massimo Molteni.

Per questo motivo l’Associazione ha progettato per le attività ambulatoriali, modelli e paradigmi nuovi come la telemedicina e la teleriabilitazione, grazie anche alle tecnologie sulle quali tanto aveva investito negli ultimi anni.

“I bambini sono il futuro e la speranza del nostro Paese ma credo che sia necessario passare da una attenzione emotiva ai bambini a una attenzione fattiva, sociale, politica, economica e culturale. Ciò vuol dire renderli protagonisti, farsi carico della loro fragilità che può essere fisica, psicologica, sociale, educativa e pensare a soluzioni inclusive nuove ed inedite perché possano crescere”, osserva la presidente dell’Associazione Luisa Minoli.

“La riabilitazione dell’età evolutiva non può costituire, come è sempre stato finora, un di cui dell’ambito riabilitativo per adulti – spiega il direttore generale Marcello Belotti – è arrivato il momento di dedicare a questo settore le attenzioni che richiede: i bambini non possono essere considerati dei piccoli adulti, quanto piuttosto dei portatori di bisogni specifici in ambito sanitario, socio-sanitario, educativo e sociale. Si è detto, giustamente che ospiti delle strutture residenziali hanno vissuto una drammatica la condizione di isolamento totale, ma è giusto pensare anche ai ragazzi con disabilità, spesso intellettiva e comportamentale che sono stati isolati per lunghissimi mesi”.

Per quanto riguarda l’attività riabilitativa, nelle 28 sedi dell’Associazione sparse sul territorio nazionale sono state accolte 23.216 persone, soprattutto bambini e ragazzi con disabilità congenite o acquisite, mentre sono stati 2.957 i piccoli e i giovani ricoverati presso i reparti ospedalieri per malattie neurologiche e neuromotorie, per disturbi cognitivi o neuropsicologici, per disturbi emozionali o psicosi infantili, oppure perché hanno perso funzioni e competenze in seguito a traumi cerebrali o a patologie del sistema nervoso centrale. Il quadro pandemico ha avuto un riflesso molto significativo sul valore della produzione del bilancio 2020, che registra un dato pesantemente negativo: il risultato di esercizio vede un ulteriore calo dai -4.394 milioni del 2019 ai 9.597 milioni del 2020.

Pur in questo difficile contesto, l’Associazione si è comunque impegnata ad affrontare la sfida caratterizzata dalla necessità di adeguare scientificità, appropriatezza e prossimità, secondo il modello della presa in carico globale e della continuità assistenziale, con le risorse che il sistema pubblico mette a disposizione.