C’era l’impiego fisso come impiegata amministrativa, nella sede monzese della Provincia. Ma c’era anche la gestione di una scuola di ballo, e di un bed and breakfast con vista sul lago di Como. Erano giornate intense quelle di una 59enne brianzola, giussanese incensurata, la quale, secondo le accuse della procura di Monza, approfittava dei permessi sul lavoro previsti dalla legge 104 per assistere il padre malato, per andare a occuparsi, in realtà, delle sue attività imprenditoriali private. Adesso gli inquirenti di piazza Garibaldi (il titolare del fascicolo è il pm Salvatore Bellomo) hanno chiuso l’inchiesta che vede la donna iscritta nel registro degli indagati per il reato di truffa aggravata, in quanto persona incaricata di pubblico servizio.
A far partire una velocissima un’indagine, condotta nell’autunno scorso dagli agenti della polizia provinciale, attraverso servizi di pedinamento e di accertamenti sui tabulati telefonici, sarebbe stata una segnalazione giunta all’ufficio direzione del personale dello stesso ente territoriale di via Grigna.
La donna, secondo quanto emerso, beneficia della “legge 104”, che consente di usufruire di congedi e permessi in orario lavorativo, per prendersi cura dei familiari conviventi e portatori d’handicap. Nel caso dell’impiegata brianzola, si trattava del padre. Tuttavia (e qui cominciano le contestazioni) la cinquantanovenne avrebbe mantenuto fittiziamente la propria residenza a casa dei genitori – condizione imprescindibile per accedere alle agevolazioni previste dalle norme – “dimenticandosi” di comunicare agli uffici della Provincia di non convivere più con l’anziano padre, dal mese di settembre 2018. E quando lasciava la scrivania, invece che andare a badare al familiare malato, si sarebbe dedicata ai suoi impegni personali, in violazione della normativa che vieta ai dipendenti pubblici di svolgere altra attività lavorativa. Da una parte, secondo le accuse, si dedicava alla amministrazione di alcuni alloggi dati in affitto per periodi brevi ai turisti di passaggio, in un elegante residence con vista mozzafiato tra lago e montagne, situato sulle alture di Perledo (Lecco), una piccola località di neanche mille abitanti, affacciata sulla costa orientale del lago di Como. Un resort con appartamenti, terrazze e vasche idromassaggio all’aperto. Dall’altra, c’era la conduzione di una scuola di danza in provincia di Monza, adeguatamente pubblicizzata sui social network, tra corsi di balli latini, swing e altro ancora.
I suoi spostamenti, tra settembre e ottobre, sono stati monitorati di nascosto dagli agenti in borghese della polizia provinciale, che hanno tracciato anche i movimenti del suo telefono cellulare. Secondo quanto appreso, la direzione della provincia ha deciso per il licenziamento della dipendente.
«I nostri uffici non hanno ancora ricevuto nessuna notifica che dia conto dell’esito delle indagini e per questo abbiamo scelto di mantenere massimo riserbo su quanto accaduto – ha commentato il presidente della Provincia, Roberto Invernizzi – Mi sembra invece doveroso, proprio in questa circostanza, porre l’accento sul lavoro e sulla professionalità di chi, tutti i giorni, svolge il proprio dovere con spirito di servizio, nel rispetto delle regole. In Provincia lavorano persone serie con grande senso di responsabilità a fronte dei pochi esempi negativi che, con i loro comportamenti ingiustificabili, gettano discredito sulla intera categoria dei dipendenti pubblici. La nostra macchina amministrativa funziona bene e lo dimostra il fatto che quando un ingranaggio è difettoso si è pronti ad intervenire mettendo in campo tutte le azioni necessarie, anche le più estreme».