«Non si può quindi non osservare che, relativamente ai rimborsi, Regione e Trenord stiano viaggiando “a vista”, tanto che su alcuni punti la risposta sconcertante è stata “ci pensiamo”, come sui bonus per i pendolari ferroviari e i periodi di ferie. Eppure la possibilità di richiedere il rimborso scadrà tra pochi giorni, il 20 ottobre». Sono le dichiarazioni dei rappresentanti dei pendolari ferroviari dopo l’atteso incontro con la Regione Lombardia e Trenord dopo la cancellazione del “Solo treno” e la stangata negli abbonamenti nel nuovo sistema di tariffe integrate.
LEGGI come ottenere il rimborso
Al confronto l’assessore Claudia Maria Terzi e l’amministratore delegato di Trenord Marco Piuri: è dura la presa di posizione dei pendolari che sottolineano come il gestore dei servizi ferroviari e la Regione hanno «preferito abbandonare al loro destino 25.000 pendolari che hanno subito un aumento sino a 29€, con possibilità di rimborso per i soli pendolari “storici”».
«A noi sembra che, di fronte al grave problema posto da Milano (avere introdotto il sistema integrato quando ancora non erano inclusi i treni, ndr), per tutelare veramente tutti si sarebbe dovuto convocare la Conferenza del TPL proprio su tale argomento, come da noi richiesto da tempi non sospetti. La Conferenza verrà invece convocata nel prossimo novembre, purtroppo a giochi ormai fatti».
Poi il nodo dei rimborsi e il sistema adottato da Trenord (modificato negli ultimi giorni) , rimborsi che al momento saranno previsti solo fino a settembre 2020. «A fronte di una qualche semplificazione della procedura burocratica, divenuta una sorta di autocertificazione ed autodichiarazione per la documentazione richiesta, rimane in vita il sistema, incomprensibile, della “continuità” degli abbonamenti che, tra l’altro, impedisce il passaggio all’annuale» più conveniente rispetto ad altre formule. «L’incremento tariffario de facto viene dunque applicato indipendentemente dai risultati sulla qualità del servizio, che, seppur risalita nella puntualità all’ 81,8%, è ancora ben lontana dall’obiettivo stabilito dalla Regione stessa, pari al 90%. Ciò che, a questo punto, è preoccupante, e che riguarda una platea di pendolari ferroviari ben più ampia di quelli ora colpiti, è la possibile (ovvero la quasi certezza, alla luce dell’esperienza di questi giorni) estensione della soppressione dei titoli monomodali oltre i confini delle province di Milano e MonzaBrianza».
Secondo i pendolari quanto successo a Milano e Monza Brianza non è che l’antipasto di quanto accadrà a breve nel resto della Regione, «in nome di una concezione komeinista dell’integrazione tariffaria e dell’assoluta mancanza di volontà politica nel correggere queste illogicità normative».