Due linee ferroviarie, un solo problema: Cesano Maderno e Seveso stanno in coda al passaggio a livello.
Cesano Maderno – Ogni ora il segnale di pericolo si accende almeno quattro volte: le sbarre si abbassano, l’attesa può durare anche 10 minuti. Otto mesi fa si era superato il limite: la via è rimasta isolata per 3 ore. La causa? Un guasto. «Siamo chiusi dentro come topi» grida il suo disappunto Franco Panfili, che come gli altri 200 abitanti di via Vicenza è stanco di dover convivere col passaggio a livello. Cinque anni fa la riattivazione della linea ferroviaria Seregno-Saronno ha portato un servizio a Cesano Maderno ma in via Vicenza, strada a fondo cieco traversa di via Friuli, quando le sbarre si abbassano, non ci sono più vie d’uscita.
Sul tavolo delle Ferrovie Nord c’è il progetto di realizzare una viabilità alternativa creando un collegamento verso il Biulè. Sino ad allora quando il passaggio a livello si chiude, nessuno può entrare o uscire dalla via. Una strada chiusa come i castelli medioevali quando si sollevava il ponte levatoio. Peccato che questo isolamento non sia voluto ma imposto.
«Gli esempi di disagio si sprecano – continua Panfili – Ci sono state ambulanze bloccate dalle sbarre chiuse. Chi era stato colto da malore, ha atteso a lungo l’arrivo dei soccorsi. Un paziente dopo essere stato trasferito sull’autolettiga, è rimasto fermo davanti alle sbarre almeno una manciata di minuti prima di arrivare in ospedale».
«Noi chiediamo che si recuperi subito la vecchia strada militare verso via Nazionale dei Giovi, in questo modo saremo liberi, ora ci sentiamo come schiavi» afferma Franco Monfrin.
La strada cui fa riferimento si trova poco prima delle sbarre sulla sinistra prima di scendere verso Cesano. È chiusa da un cancello, il terreno è privato. «Abbiamo chiesto al Comune di renderla percorribile non solo alle biciclette, ma anche ai mezzi di soccorso. Non possiamo sperare che le sbarre siano alzate quando arrivano un’ambulanza o i pompieri».
Un pensiero condiviso da tutti i residenti. Insieme a loro c’è anche Leo Vanzin. Rispetto agli altri nell’operazione strada ciclopedonale ha un ruolo chiave. Il terreno è di sua proprietà.
«Sono pronto a cederlo al Comune». Una dichiarazione importante. «Abbiamo assolutamente bisogno di uno sbocco immediato verso Cesano – afferma Patrizia Menaggia – L’80 per cento dei residenti sono anziani, non devono rischiare che l’ambulanza arrivi troppo tardi». Lei lo sa bene. Era suo padre il paziente che ha subito il tardivo arrivo dei soccorsi causa passaggio a livello chiuso.
Seveso – Anche a Seveso la presenza della ferrovia sul territorio continua ad essere più una croce che una delizia per la popolazione. La conferma di una situazione ai limiti del sopportabile o anche oltre è arrivata nei giorni scorsi da una serie di dati, che l’amministrazione comunale ha pubblicato sul sito internet istituzionale.
La statistica prende in esame le chiusure dei passaggi a livello sulla Milano-Asso, le cui tempistiche nel corso degli anni si sono notevolmente incrementate. Basti dire in proposito che quelle che hanno costretto gli automobilisti ad un’attesa superiore ai 12 minuti nell’aprile del 2015 sono state sette, mentre nell’aprile di quest’anno sono salite a diciassette. Lo stesso discorso vale per il mese di maggio, in cui nel 2015 il muro dei 12 minuti è stato sfondato nove volte, mentre due anni dopo sempre diciassette.
L’andazzo ha trovato una conferma anche nel mese di giugno, con quattro chiusure oltre i dodici minuti nel 2015 ed addirittura ventuno quest’anno. L’apice del disastro però lo si è raggiunto nel periodo più caldo. Nel 2015 le chiusure superiori ai dodici minuti furono dieci in luglio e sei in agosto, mentre nel 2017 sono state cinquantadue in luglio e trentaquattro in agosto.
«La situazione è inaccettabile – ha commentato il primo cittadino Paolo Butti – sia per me sia per i cittadini, perché i tempi di chiusura dei passaggi a livello sono aumentati in modo ingiustificato. Mi è stato detto di una normativa entrata in vigore, ma qui siamo di fronte ad un problema che penalizza fortemente la vita dei sevesini, intesi come famiglie e come imprese che operano sul nostro territorio».
Va da sé che il nodo Seveso, per la soluzione del quale la Regione Lombardia ha stanziato più di una sessantina di milioni di euro, per interventi che però richiederanno pazienza prima che la loro realizzazione sia completata, continui ad essere tra gli argomenti all’ordine del giorno della vita amministrativa locale e sarà senza dubbio uno dei temi più caldi di discussione in occasione della campagna elettorale che precederà le prossime elezioni amministrative, che saranno calendarizzate nella primavera del 2018.
«Ho chiesto spiegazioni alla Regione Lombardia – ha concluso ancora Butti – nonché una maggiore attenzione ed una maggiore sollecitudine nell’affrontare il problema. Per noi ciò che accade non è solo un disagio: rappresenta un ostacolo che condiziona le nostre scelte e il modo di vivere».