Tavolozza da cosmesi del periodo egizio restituita dal comandante carabinieri Tpc Monza

Si tratta di una ‘tavolozza predinastica teriomorfa (ovvero a forma di uccello ndr) per cosmetici’ proveniente "da un contesto archeologico egiziano"

Una antichissima tavolozza da cosmesi di periodo egizio è stata restituita martedì 10 ottobre dal comandante del Gruppo carabinieri Tutela patrimonio culturale di Monza, il tenente colonnello Giuseppe Marseglia, alla ambasciatrice Manal Abdeldayem, presso il Consolato Generale della Repubblica Araba d’Egitto di Milano, alla presenza di rappresentanti del Ministero della Cultura e del Museo Egizio di Torino. Il Gruppo carabinieri Tpc Monza coordina le attività dei Nuclei di Monza, Firenze, Bologna, Torino, Venezia, Ancona, Genova e Udine

La consegna del ritrovamento (Carabinieri Tpc Monza)

Monza: la “tavolozza teriomorfa” proveniente da “un contesto archeologico egiziano”

Si tratta di una ‘tavolozza predinastica teriomorfa (ovvero a forma di uccello ndr) per cosmetici’ proveniente “da un contesto archeologico egiziano” e risalente alla seconda fase dell’epoca ‘Naqada II’ (circa 3700-3400 a.C.). Si tratta, spiegano i carabinieri Tpc monzesi: “di una classe di manufatti archeologici ben attestata nelle collezioni museali egiziane”, “tra le testimonianze più rappresentative ed iconiche delle culture pre-faraoniche”. Si tratta di un reperto dal grande valore artistico, “essendo rappresentante di una sotto-tipologia meno frequentemente attestata rispetto ad altre di sembianza teriomorfa, definita “double/two bird-head palette””.

Monza: la tavolozza sequestrata dai carabinieri Nucleo Tpc Venezia

La tavolozza era stata sequestrata nel settembre 2022 dai Carabinieri del Nucleo Tpc di Venezia, nell’ambito dell’operazione internazionale di polizia ‘Pandora VII’, in collaborazione con l’Ufficio delle Dogane di Vicenza: è stato uno dei primi casi di applicazione del nuovo reato d’Importazione illecita di Beni Culturali (art. 518 decies c.p.), introdotto nell’ordinamento italiano dalla Legge n. 22 del 9 marzo 2022, ovvero in ottemperanza al Regolamento Europeo 880/2019 e alla Convenzione di Nicosia

Il bene, importato a Vicenza dal Regno Unito, come spiegato dal comandante del Nucleo Tpc carabinieri di Venezia: “non era accompagnato da alcun documento che attestasse l’originaria provenienza, la legittimità della proprietà privata, la liceità della circolazione, stante la normale appartenenza dei beni archeologici egiziani allo Stato d’Egitto, nonché a fronte del divieto di esportazione degli stessi”. In materia di compravendite perfezionate all’estero, è stato aggiunto: “alla luce della Convenzione Unesco di Parigi del 1970, il contratto di acquisto di un bene d’interesse culturale stipulato in base a una normativa nazionale, in contrasto con il divieto di esportazione vigente nel paese di origine del bene, non costituisce idoneo titolo di proprietà”.

Monza: le investigazioni anche con esami tecnici e storico-artistici

Le investigazioni sono avvenute anche con l’ausilio del Servizio di Cooperazione Internazionale di polizia e del Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano e sono stati effettuati esami tecnici e storico-artistici sul bene, anche in relazione alla sua provenienza, “effettuati dai funzionari archeologi della Soprintendenza A.B.A.P. per il Comune di Venezia e Laguna e studiosi del Museo Egizio di Torino”.