La descrivono così, per sintesi, dalle parti di Legambiente: un mostro ingovernabile. Come dimostrerebbero i quattordici scioperi in un anno e spicci, il crollo dei servizi, le conseguenze della «più grande caporetto ferroviaria italiana nel dicembre del 2012, quando ci fu una paralisi durata oltre una settimana». Insomma: quel matrimonio fra Ferrovie Nord e Trenitalia non s’aveva da fare. O forse servivano accordi prematrimoniali diversi.
Fatto sta, dice Legambiente che così non va: «Sta diventando sempre più palpabile ed insostenibile per i pendolari ( stamane la puntualità dei treni è del 46%) per l’imminente Expo, il fallimento del federalismo dei trasporti lombardi voluto da Formigoni e Cattaneo, sia sotto il profilo della gestione ferroviaria, sia sotto quello della realizzazione delle infrastrutture autostradali», ha scritto l’associazione dopo l’annuncio dello stop a Cinzia Farisè come nuovo amministratore delegato di Trenord.
«Il blocco della nomina del nuovo amministratore delegato di Trenord Cinzia Farisè ( la terza in un mese) da parte delle Fs, socio al 50%, è l’ennesimo segnale del fallimento del matrimonio ferroviario consumato nel 2011 tra le Ferrovie Nord e le Ferrovie dello Stato. La produttività del lavoro è crollata, mentre i costi sono aumentati; le promesse “economie di scala”, derivanti dalla fusione dei due vettori, sono diventate enormi “diseconomie di scala”, basta ricordare lo scandalo dei ferrovieri cui venivano pagati gli straordinari anche se non li facevano, ciò ha fatto crescere esponenzialmente i costi di gestione».
E allora eccolo, il «mostro ingovernabile», che è «oggetto di scontri clientelari – dice Legambiente – . La Regione, in contrasto con la normativa europea, ha realizzato una concentrazione monopolista tra le Ferrovie Nord e Trenitalia, affidando la gestione dei servizi ferroviari a Trenord senza gara. È così che la più grande regione d’Italia è diventata il fanalino di coda italiano», senza contare, aggiungono gli ambientalisti, quello che succede per il resto delle infrastrutture: i progetti faraonici e insostenibili di Cal (50% Regione, 50% Stato), la paralisi di Pedemontana, la Brebemi che nessuno percorre. «Per una nuova mobilità che affronti contemporaneamente qualità e sostenibilità dei trasporti per pendolari e aziende, con l’obiettivo del miglioramento ambientale, serve una svolta lombarda che poggi su un contesto competitivo per l’affidamento dei servizi. La Regione si deve liberare del conflitto d’interessi di controllore e controllato, concedente e concessionario, che ha portato la peggiore politica a prevalere sugli interessi generali – conclude Legambiente – ed a dissipare enormi risorse pubbliche per fini clientelari».