Sorpresa: nel Lambro a Monza tornano le alborelle (con cavedani, persici e ghiozzi)

Alborelle. Poi cavedani, ghiozzi e vaironi, persici e molti altri. I pesci nel Lambro tornano a essere tanti per specie e per numero. Inclusi quelli che hanno bisogno di acqua buona per vivere. Ecco l’indagine censimento di Legambiente Monza.
Sorpresa: nel Lambro a Monza tornano le alborelle (con cavedani, persici e ghiozzi)

La notizia è di quelle che fanno esultare gli ambientalisti, ma anche i pescatori e gli amanti della buona tavola: le alborelle sono tornate nelle acque del Lambro.Decimate da una moria sulla fine degli anni Ottanta, poi vittime dei cormorani e a rischio di estinzione, le alborelle nuotano di nuovo nei nostri fiumi e laghi, grazie ad un programma di ripopolamento avviato negli ultimi anni dalla provincia lecchese.

I risultati si vedono anche a Monza dove la presenza dei pesciolini a cui la Brianza dedica anche alcune sagre gastronomiche, sono uno dei dati più rilevanti del censimento sull’ittiofauna del Lambro condotto dal circolo monzese di Legambiente. Nelle scorse settimane, nell’ambito del progetto “Connubi”, i volontari di Legambiente con il Centro Studi Biologia e Ambiente di Erba, hanno monitorato le acque del Lambro da Carate alla Cascinazza di Monza.

In città sono state individuate due stazioni di campionamento: la prima sotto il ponte di via Monte Santo, la seconda in corrispondenza della confluenza del Lambro con il Lambretto. I risultati? «Sono stati buoni per la stazione di San Rocco- scrive in una nota Atos Scandellari, presidente di Legambiente a Monza- : quasi cento i pesci censiti in tre ore di lavoro, tutti identificati, pesati, misurati e liberati in loco». La maggior presenza è costituita da cavedani, anche di pezzatura superiore ai 500 grammi, seguiti da diversi barbi e alcuni ghiozzi padani e, appunto, le alborelle. In totale una decina di specie.

Ancora meglio i risultati ottenuti alla confluenza di Lambro e Lambretto. Quasi 200 pesci raccolti in quattro ore di lavoro, 13 le specie censite, con un’ampia rappresentanza di barbi, cavedani e carpe, con esemplari da record come una carpa da 4 chili e mezzo, una da 3,8 chili e un barbo da 1 chilo e mezzo. «Il risultato più importante però- prosegue Scandellari- è stata l’individuazione di pesci persico, alborelle, vaironi e ghiozzi padano». Due tecnici del Centro Csba hanno inoltre rilevato anche i caratteri chimico-fisici dell’acqua del fiume ottenendo dati in linea con i parametri standard di un corso d’acqua di qualità “sufficiente”, ma con un livello di saturazione dell’ossigeno prossimo al 100%.

«È un risultato molto significativo, migliore anche di campionamenti fatti a monte della città- conclude Scandellari- favorito sicuramente dalla naturalità delle sponde e dalla varietà di habitat presenti all’interno dell’oasi ambientale di piazza Castello. Questi studi dimostrano l’importanza dell’esistenza dell’oasi e della necessità di mantenerla nel suo attuale livello di naturalità».