La chiesa del Sacro Cuore di via Cavour a Seregno, interna all’oratorio San Rocco, ospiterà sabato 16 novembre un momento molto importante nel cammino del nuovo anno pastorale diocesano. A partire dalle 21, infatti, monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, incontrerà sul posto i diciottenni, i diciannovenni ed i giovani ambrosiani, che ha invitato a partecipare alla veglia di ingresso in avvento. Il successore di Sant’Ambrogio nell’occasione presenterà e consegnerà simbolicamente ai suoi astanti il nuovo messale ambrosiano, che sarà utilizzato in tutta l’arcidiocesi di Milano a partire da domenica 17 novembre. La circostanza richiamerà inevitabilmente alla memoria di molti la sua più recente visita in città: domenica 22 settembre, infatti, al termine della concelebrazione eucaristica in piazza Concordia, voluta per sottolineare il decimo anniversario di vita della comunità pastorale San Giovanni Paolo II, Delpini firmò una copia dello stesso messale davanti ai fedeli intervenuti. Come detto, sono attesi nella chiesa del Sacro Cuore in particolare i cerimonieri (giovani ed adolescenti) ed i cori giovanili, che animano abitualmente la liturgia con il canto e la musica. «Il nuovo messale -ha commentato l’arcivescovo, esortando in modo significativo i giovani a riceverlo- è uno strumento per pregare. L’introduzione della seconda edizione del messale ambrosiano è occasione per riprendere il tema del celebrare».
Messale ambrosiano: una novità molto significativa ed attesa
L’appuntamento con la veglia in città è stato preceduto lunedì 11 novembre da un incontro, accolto dall’università degli studi di Milano, che ha visto in veste di relatore monsignor Marco Navoni, prefetto della biblioteca ambrosiana, chiamato a dialogare con don Marco Cianci, cappellano universitario, nel contesto di una lezione dal titolo “Sfogliando il nuovo Messale Ambrosiano. La singolarità del libro liturgico nella storia della editoria antica e moderna”. «Un libro -ha spiegato don Riccardo Miolo, collaboratore del servizio per la pastorale liturgica diocesana, in merito alla novità sotto la lente d’ingrandimento-. Sembra solo un libro teorico e tecnico. Eppure, il messale è più simile ad uno spartito per coro che ad un manuale di musica per specialisti. Uno spartito per coro richiede la presenza di un maestro, di una guida che conosca il linguaggio musicale, l’epoca in cui ha preso vita, la spiritualità che il compositore ha reso arte, le capacità esecutive dei coristi che ha davanti e del pubblico che ascolterà». Ed ancora: «Il maestro ha bisogno di un intero coro per rendere lo spartito vivo, apprezzabile, commovente: senza tradire i parametri musicali, come il tempo, le alterazioni e la chiave, saprà trovare la giusta strada, perché possa nutrire chi ha davanti e, con la sua gestualità, i suoi sguardi, i suoi silenzi, sarà compartecipe di un’azione estetica che, per fortuna o per dono del cielo, sarà decisamente superiore alla mera somma di voci». Intanto, l’oratorio San Rocco si prepara ad un’esperienza di fede che si annuncia molto significativa.