Seregno, la scelta di Elisabetta: da parte laurea e affari, diventa suora di clausura

Elisabetta Lafranconi a 27 anni ha scelto di diventare suora di clausura. Laureata alla Bicocca in economia, esperienza nelle multinazionali, sabato prossimo inizierà il percorso in un monastero a Roma.
Seregno: Elisabetta Lafranconi
Seregno: Elisabetta Lafranconi Paolo Volonterio

“Era un giorno come tanti altri, e quel giorno lui passò, era un uomo come tutti gli altri, e passando mi chiamò. Come lo sapesse che il mio nome era proprio quello”. Sono le parole di un passo di un canto della meditazione che Elisabetta Lafranconi ha preparato per la serata di adorazione effettuata col suo gruppo di catechismo nella cappella del monastero del Corpus Domini di via Stefano da Seregno, gremita di fedeli, in cui ha annunciato la volontà di abbracciare la vita religiosa di clausura che inizierà sabato 16 novembre, nel monastero agostiniano dei “Santi 4 Coronati” di Roma.

Elisabetta Lafranconi, 27 anni, è nata a Desio il 5 maggio 1992, ha trascorso parte della sua giovinezza a Mandello con la famiglia, anche se in città era sempre presente a casa dei nonni prima e poi della zia Maria Teresa. Infatti, ha frequentato la 2 e 3 liceo classico al collegio Ballerini. Laurea triennale in economia a Milano Bicocca e poi la laurea magistrale in management alla Cattolica, col voto di 110 e lode. È entrata subito nel mondo del lavoro. Dapprima alla Accenture, poi ad Adecco. Mondi che non l’hanno soddisfatta tanto da lasciarli per dedicarsi all’insegnamento al Ballerini.

«Durante il mio peregrinare alla ricerca della felicità – ha spiegato – ho lavorato in due multinazionali: il potere l’ho toccato da vicino e, a parte i primi mesi in cui era tutto un po’ inebriante, ad un certo punto mi sono osservata: diventavo sempre più grigia e il mondo in cui stavo non mi piaceva più. Il mio castello di sabbia si sgretolava e, presa dalla disperazione, mi sono messa a pregare veramente. Così è successo che il cassetto “Dio”, che prima aprivo e chiudevo come volevo, ad un certo punto si è aperto e non ha più voluto saperne di chiudersi».

Al momento del saluto finale, al termine della serata di adorazione, Elisabetta Lafranconi, ringraziando i molti fedeli intervenuti ha detto: «Ho scelto il tema della felicità perché volevo approfondire il tema della felicità cristiana. Felice arriva dal greco generare, far essere e dal latino fecondo. Per il contadino l’albero felix era l’albero maturo, fecondo, che può donare frutti. E per essere fecondo l’albero deve avere radici solide. Nel mio albero ho trovato tre radici: 1) “desiderio”, ho sempre desiderato tantissime cose, ma mai c’entravo l’obiettivo. Qualcosa in fondo al cuore rimaneva inappagato. È arrivato il desiderio di Dio; 2) “clausura” dal latino claudere, chiudere dentro e fuori. Clausura come argine di un fiume che non ti fa esondare; 3) “condivisione”, termine bellissimo, molto agostiniano, strausato sui social, ma non così facile da mettere in pratica. Condividere significa accorgersi che c’è l’altro: Cristo».