Seregno, la professoressa Gismondo: «Vaccino Covid ai bambini, non c’è bisogno di correre»

Il direttore responsabile di microbiologia clinica virologia e diagnostica dell’ospedale Sacco di Milano a un incontro organizzato dal Baby college: «Aspettiamo dati più precisi. Il campione su cui è stato provato il vaccino è troppo eseguo». E in generale: «I vaccini non sono il toccasana definitivo»
Mari Rita Gismondo intervenuta in video conferenza coi i genitori del Baby College sul problema vaccinazione ai bambini
Mari Rita Gismondo intervenuta in video conferenza coi i genitori del Baby College sul problema vaccinazione ai bambini Paolo Volonterio

«Non abbiamo ancora un dato consolidato, per la vaccinazione ai bambini da 5 a 11 anni, non c’è bisogno di correre, meglio aspettare ancora un po’ di tempo quando ci saranno più certezze. Aspettiamo dati più precisi. Il campione su cui è stato provato il vaccino è troppo eseguo. Leggendo il parere della Cts dell’Aifa sul vaccino per i bambini ci sono ancora lacune sugli effetti collaterali. I pronto soccorso pediatrici sono pieni? Si, è vero. Le terapie intensive pediatriche sono piene? Si, è vero, ma di quali malati? Di bambini col virus respiratorio sinciziale, che è un’altra malattia rispetto al Covid. Non si debbono utilizzare numeri per giustificare prese di posizione da qualunque parte vengano».

Così ha risposto a una delle tante domande a cui è stata sottoposta la professoressa Maria Rita Gismondo, direttore responsabile di microbiologia clinica virologia e diagnostica dell’ospedale Sacco di Milano, nel corso di una videoconferenza che ha sostituito l’incontro in presenza previsto in sala Gandini, giovedì 16 dicembre, organizzato dalla direttrice del Baby college, Silvia Coletti.

«L’obiettivo è capire se i vaccini sono in grado di contrastare la nuova variante o se esiste anche una parziale evasione immunitaria. Più studi saranno pubblicati, più i dati saranno consolidati». Gismondo ha sottolineato di sostenere la campagna vaccinale per gli adulti, ma ha manifestato perplessità sulla corsa alla vaccinazione di massa degli under 12 sani. Mentre tutti i figli fragili, di qualsiasi età, quindi anche i bambini, «si devono vaccinare subito».

Maria Rita Gismondo, una donna tenace, una vera “pecora nera”, una donna ribelle, come si definisce nel suo libro “Ombre allo specchio-bioterrorismo, infodema e il futuro dopo la crisi”, è un tipo che non ha mai accettato compromessi. Il dibattito di giovedì 16 è servito anche per far conoscere il suo primo libro.

Rispondendo ad un’altra domanda ha detto: «c’è stata un’errata comunicazione che faceva vedere i vaccini sicuri al 100%. Così dicevano. Nessun effetto collaterale, funzioneranno e ci faranno uscire dalla pandemia, ma hanno dato una serie di delusioni. Il Covid è un virus a Rna e quindi muta cioè si possono avere delle varianti. I vaccini non sono il toccasana definitivo».

Cosa ne pensa del prolungamento dello stato di emergenza? Ha risposto: «il problema è quello di non cadere nel “no vaxismo”, ma anche di non cadere nel “vaxismo” in quanto ho l’impressione che si voglia ideologizzare i vaccini, fino a rasentare i fanatismi. Cosa serve prolungare lo stato di emergenza? Dal punto di vista sanitario per tutti gli esperti non serve, poi se c’è un’emergenza occulta da gestire, allora non so…».

La professoressa Gismondi ha poi affrontato il problema dei monoclonali. «Non avremmo dovuto aspettare che i monoclonali fossero rifiutati due volte da Aifa e poi a mettere tutta la comunità scientifica in condizione di farglieli accettare -ha detto- occorre sapere che sei milioni di dosi di monoclonali andavano in scadenza e li abbiamo regalati alla Bulgaria anziché utilizzarli per i nostri pazienti? Quante vite avremmo potuto salvare? Vaccini sicuramente, l’Oms ci aveva chiesto di arrivare all’85% e forse arriveremo al 90%, ma questa situazione si è creata non per i no vax, quelli sono irriducibili, bensì per le persone che hanno paura. Dovremmo convincere la fascia di persone che è contraria solo a questo vaccino. La gente non è virologa e ha sentito dire cose terribili, poi ha avuto delle delusioni, ha letto informazioni sul web e non si è più voluta vaccinare».

Nel suo libro sottolinea le colpe della politica sovrastata dagli interessi economici. «Mentre noi scienziati ottimizzavamo le risposte facendo esercitazioni, l’economia e la politica tagliava la sanità».

A proposito qual è il suo parere sulla nuova riformava sanitaria varata pochi giorni fa da regione Lombardia? «Non ho avuto modo di approfondirla, ma da quello che ho letto cambia poco. Infatti, non ho mai capito perché un’erogazione sanitaria effettuata da un ente pubblico debba costare più di quella prestata da un privato. È un paradosso. Tutte le volte che si privatizza un servizio diventa efficiente e remunerativo. A parte il fatto che per me la salute pubblica non può essere un business. E poi perché gli stessi malati costano in maniera diversa?».