Un clima tutto sommato più mite di quello che era stato ipotizzato, oltre duecento figuranti ed un pubblico molto folto per tutto l’arco del suo percorso hanno caratterizzato venerdì 6 gennaio a Seregno la quarantaseiesima edizione del corteo dei Magi, sacra rappresentazione svoltasi come sempre il giorno dell’Epifania per iniziativa dell’oratorio San Rocco. Gaspare, Baldassarre e Melchiorre con il loro seguito, tutti in piedi fin dalle prime ore del mattino e vestiti e truccati a dovere grazie al lavoro generoso di un nutrito gruppo di volontari, hanno preso le mosse dalla sede dell’oratorio in via Cavour e compiuto inizialmente un giro nel centro storico, accompagnati dalle note di alcuni componenti dell’Accademia filarmonica Città di Seregno.
La prima tappa è stata poi la Basilica San Giuseppe, dove dom Michelangelo Tiribilli, abate della comunità benedettina di Monte Oliveto di via Stefano da Seregno, ha presieduto una santa Messa. «Anche in questa grande solennità -ha spiegato il celebrante, che ha aperto così l’anno in cui ricorderà il venticinquesimo della sua ordinazione ad abate-, è bene scambiarsi auguri oranti, per una manifestazione che deve essere fonte di gioia per tutti. Nel nostra esistenza, c’è il bisogno di una stella che indichi il cammino da seguire e che ci faccia vedere negli altri tante immagini di Dio, perché tutti siamo stati creati a sua immagine e somiglianza».
Terminata la funzione eucaristica, il corteo si è diretto tra due ali di folla a Santa Valeria, dove sul piazzale del Santuario mariano più amato dai seregnesi i Magi hanno reso omaggio al presepe vivente allestito dalla parrocchia locale, fulcro di un impegno che ha coinvolto anche in questo caso tanti volontari e gli esponenti dell’associazione Quei de la Sisal.
Qui il vicesindaco Giacinto Mariani ha salutato organizzatori e comparse, auspicando anche che presto o tardi si possa mettere mano alla sistemazione del piazzale, «uno dei più importanti della nostra città». Subito dopo, i figuranti hanno visitato prima gli ospiti della Fondazione don Gnocchi di via Piave e poi quelli del Piccolo Cottolengo don Orione di via Verdi, portando loro un dono, simbolico ma egualmente capace di strappare un sorriso e regalare un frangente di gioia a chi sconta situazioni di fragilità.