A conclusione della settimana del Giorno della memoria, sabato 29 gennaio, nel corso del pomeriggio in Seregno sono state collocate altre due pietre d’inciampo che assommano così nove, nel corso di quattro istallazioni dal gennaio 2019 ad oggi. Nella provincia di Monza e Brianza Seregno, con Cesano Maderno e Lissone, anni fa, sono stati i capofila della cerimonia delle pietre d’inciampo. A livello provinciale ne sono già state posate 28, e sabato 29 gennaio, se ne sono aggiunte altre 29 componendo così un grande monumento diffuso.
La doppia cerimonia di sabato 29, a Seregno, era stata preceduta giovedì 27 dal ripristino delle stele del “Bosco della memoria” al parco 2 giugno, e nella serata di venerdì 28, dallo spettacolo “Sottovoce”, una produzione Cartanima teatro. “Sottovoce” ha accompagnato lo spettatore in una viaggio nella memoria svelando, senza pudori, il mondo nascosto degli orrori della Shoah e la parte oscura di un massacro.
L’ottava “pietra” è stata posata in piazza Martiri della Libertà ai piedi della fontana del “magiabagaj” di fronte a palazzo Landriani-Caponaghi. La pietra d’inciampo è dedicata al capitano Giovanni Re, classe 1891, comandante partigiano locale. Insegnante di musica, intellettuale di estrazione socialista, veterano della “grande guerra”. Posto al confine in Calabria nel 1939, per il suo antifascismo militante e trattenuto un anno. Dopo l’8 settembre 1943 ha avuto la capacità di organizzare un movimento partigiano autonomo a Seregno, reclutando giovani, sbandati, renitenti alla leva e convinti oppositori. Il gruppo di Re si occupava in prima istanza di gestire la logistica e il vettovagliamento delle bande operative sui piani d’Erna e ai Corni di Canzo. Dai rifornimenti era passato al reperimento armi all’aeroporto di Bresso. Era stato arrestato il 15 giugno1944 nella sua abitazione dove viveva con la moglie Pedrazzini, docente alla scuola di avviamento Mercalli e i figli Giorgio e Mirella.
Da San Vittore venne deportato a Flossemburg e da li trasferito allo stabilimento di Leitmeritz, oggi Litomierzyce nella Repubblica Ceca. Sovraffollamento delle gallerie, sfinimento, maltrattamenti dei kapò, malattie sono state la causa di Giovanni Re il 3 febbraio 1945. Alla cerimonia erano presenti il nipote Massimo e pronipote Niccolò, 9 anni di Milano. Il sindaco Alberto Rossi, messa sul selciato la pietra d’inciampo ha posato una rosa bianca quale “simbolo di libertà”. Nel suo intervento il primo cittadino ha ricordato tra l’altro: “ Giovanni Re ha avuto il coraggio di non voltare lo sguardo dall’altra parte. Ha avuto il coraggio di impegnarsi per un ideale do società migliore e più giusta. In lui onoriamo una persona che non si è fatta sovrastare dallo scoramento per quanto gli stava capitando. Onoriamo la memoria di una persona che di fronte alle ingiustizie non ha alzato le mani in segno di resa, ma ha avuto la dignità, la forza, l’orgoglio di dire no”.
La nona pietra d’inciampo è stata posata in piazza Liberazione, quartiere Lazzaretto, in onore di Luigi Camisasca, di professione calzolaio, Il 5 giugno 1940 era stato richiamato alle armi nel primo corpo di sanità a Torino con mansioni di barelliere e cuciniere. Inviato in Grecia, al 197mo ospedale da campo. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 l’esercito italiano si era trovato senza direttive. Luigi veniva catturato sul fronte greco, ignorando i dettami della Convenzione di Ginevra, e tradotto in Germania a Osnabruck, dove decedeva il 30 marzo 1945 all’ospedale municipale per meningite, commozione cerebrale, polmonite e debolezza di cuore. I suoi resti riposano al cimitero militare italiano di Amburgo. Alla cerimonia erano presenti il nipote Gianluigi Camisasca con la figlia.
I due momenti hanno visto la presenza dei componenti della giunta comunale con il gonfalone, delle forze dell’ordine, dei rappresentanti delle associazioni d’arma alpini, bersaglieri, autieri, carabinieri, oltre a Seregno soccorso, protezione civile, Anpi, Croce rossa, crocerossine.