Selene Biffi e Bibak, il metodo low cost per scovare le mine antiuomo

Un metodo low cost per scovare le mine antiuomo. Lo ha creato la mezzaghese Selene Biffi, che vanta un grande curriculum di progetti sociali. Il nuovo sistema di chiama Bibak e permette di individuare gli ordigni nascosti. Ecco come funziona. Ad aprile due appuntamenti per incontrarla.
Selene Biffi e Bibak, il metodo low cost per scovare le mine antiuomo

“Bibak”, che in persiano vuol dire “Senza paura”. Quello che la nuovissima startup di Selene Biffi vorrebbe arrivare a garantire nelle zone ancora oggi minate (e non solo in senso figurato) di terrore, feriti, immobilismo economico e sociale. Perché il problema dei campi minati, tutt’altro che superato (sono 70 gli Stati che ne sono interessati, per un totale di 110 milioni di ordigni inesplosi), «è molto complesso e non riguarda solo l’aspetto della sicurezza – ha spiegato la giovane mezzaghese (al centro della foto scattata allo Startupbootcamp mostra la tanica modulare) – Ma investe anche la possibilità, per una comunità, di ricrearsi un contesto sociale ed economico a seguito di un conflitto».

L’interesse di Selene per la questione delle mine antiuomo non è nuovo e deriva dagli «anni lavorativi che ho passato in Afghanistan e Kosovo: lì ho compreso pienamente l’impatto della problematica sulle comunità. Quest’estate ho avuto finalmente modo e tempo di approfondire la questione».

Selene ha infatti vinto il “Global impact challenge” e la relativa borsa di studio per un corso di 10 settimane alla Singularity University, ospitata dal centro ricerche Nasa di Moffett Field (Silicon Valley, Usa). Il suo progetto per l’identificazione delle mine antiuomo, realizzato con Lorenn Ruster e Shirley Andrade, è rientrato tra i 5 migliori dell’annata (su 23). Presentato allo Startupbootcamp HitechXL di Eindhoven, ovvero il miglior polo tecnologico d’Europa, nei Paesi Bassi, è stato selezionato come uno dei 10 – questa volta tra migliaia – che potessero usufruire di 3 mesi di incubamento proprio ad Eindhoven, con l’opportunità di accedere alle tecnologie più avanzate del mondo.
«Qui ho messo assieme un team tecnico (se ne trovano nomi e volti su bibak.org, nda) che potesse sviluppare il prototipo realizzato alla Singularity, ancora rudimentale – ha spiegato Selene -. Abbiamo lavorato dal 3 novembre al 6 febbraio, giorno in cui le startup hanno presentato i progetti a una platea di investitori, di aziende interessate alle tematiche della tecnologia e dell’innovazione, di giornalisti».

Ma in cosa consiste, più precisamente, Bibak? La startup lavora a un sistema di identificazione delle mine antiuomo, con lo scopo preciso di creare un’alternativa efficace alle tecnologie e alle metodologie di sminamento finora utilizzate (che siano portate avanti da Ong, compagnie commerciali o militari) e, elemento essenziale, con l’obiettivo di contribuire attivamente allo sviluppo della comunità. Destinatarie del progetto, le zone al momento non interessate da programmi di sminamento perché a bassa priorità (ma afflitte da problemi di sicurezza e impossibilità di sviluppo). «L’attuale sensore – ha spiegato Selene – si presenta come una tanica modulare (Canny) all’interno del quale si trova un metal detector e un gpr, e poi una cartuccia di vernice per identificare la mina, un kit di primo soccorso, dell’acqua. È montabile su vari supporti e, elemento fondamentale, la tecnologia utilizzata è composta di parti commercialmente disponibili. Dopo lo sminamento, la tecnologia rimane nel villaggio e può essere riciclata, contribuendo allo sviluppo locale dal punto di vista economico e sociale».

Selene Biffi, nata nel 1982, è un’esperta dell’imprenditoria con vocazione umanitaria e sociale. Già i suoi passati progetti l’hanno fatta conoscere in tutto il mondo: Youth action for change, forgotten diaries, The Quessa Academy in Afghanistan, la collana Plain Ink (solo per citarne alcuni).

Sarà a Mezzago il 10 aprile (ore 21 in sala civica) per presentare il suo libro “La maestra di Kabul” e i suoi progetti; e il 18 aprile (ore 20.30 in oratorio) per una cena di solidarietà.