“Che futuro ci aspetta?”. Questa è la domanda che si pongono gli insegnanti precari, da un lato in attesa del nuovo concorso, dall’altro con molta preoccupazione vedendo come crescono e si comportano le nuove generazioni, sempre più “connesse” e sempre meno ancorate alla realtà. Inoltre, nel caso di un calo demografico, i primi a subirne le ripercussioni saranno loro: meno iscritti, meno classi, meno posti disponibili.
Scuola a Monza e Brianza, i precari e il prossimo concorso
Preoccupazione e incertezza sono, ormai, le compagne di viaggio di chi lavora nel mondo della scuola, la precarietà è per molti una costante, lo sanno bene le insegnanti che hanno iniziato ormai cinquant’anni fa e, ancora oggi, non hanno avuto l’occasione per entrare in ruolo. Una popolazione variegata, quella dei docenti precari che non ha età. «Ripongo molta speranza nel prossimo concorso, sto studiando per questo- racconta Francesca Giampietro, supplente in una primaria di Biassono ma residente a Monza-. Essere di ruolo consente di garantire continuità ai bambini, ancor prima che a me stessa. Ho iniziato questa carriera anni fa, sono stata a Londra per dodici anni, la metà dei quali l’ho vissuta come insegnante, poi il richiamo per l’Italia è stato forte e sono rientrata scegliendo Monza».
Poi, la realtà italiana: «Sono sette anni che vivo qui, lavoro come precaria da quando sono rientrata ma, voglio restare nel mondo della scuola, per questo ora che si è aperta la finestra del concorso la voglio cogliere. Sono ben consapevole delle difficoltà che ci aspettano, non solo per la questione della stabilizzazione ma anche pensando a una flessione degli studenti visto che, già in questi ultimi anni, un primo leggero calo tra gli iscritti lo stiamo già osservando».
Scuola a Monza e Brianza, i precari: «Meno alunni, più attenzione»
Proprio chi, come lei, lavora nel primo ciclo è consapevole delle difficoltà che già si iniziano a percepire, le classi pollaio delle scuole medie sono un lontano ricordo. Potrebbe però esserci un lato positivo nel caso di diminuzione degli alunni. «Avere meno alunni in classe potrebbe portare ad un miglioramento della qualità nella didattica- conclude Chiara Venturin, docente di una scuola media- perché consentirebbe di seguire con maggior attenzione ogni singolo alunno».
E poi: «Certo che le difficoltà che ci sono per accedere alla professione, in modo stabile, non aiutano e incentivano certo i giovani, noi per primi fatichiamo molto ma, per chi come me pensa che questo sia “il lavoro più bello del mondo” la speranza è tutta nel concorso, anche se sappiamo bene che una dose di fortuna è fondamentale (oltre alla preparazione e studio) per poter uscire dal limbo del precariato ed entrare in ruolo in maniera stabile anche perché questo comporterebbe, in primis, stabilità anche per gli alunni che hanno bisogno di figure di riferimento e non di insegnanti che cambiano ogni anno».