Nel 78esimo anniversario della morte, nel campo di concentramento nazista di Dachau, venerdì 10 febbraio, presso il Parco della Villa Reale di Monza un tiglio secolare del polmone verde brianzolo è stato dedicato all’ex questore di Fiume Giovanni Palatucci, Medaglia d’Oro al Merito Civile e riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” per aver salvato dal genocidio migliaia di ebrei stranieri ed italiani. Con l’occasione il questore di Monza e della Brianza Marco Odorisio ha scoperto una targa alla presenza dei funzionari della Questura, del sindaco di Monza Paolo Pilotto, del presidente della Provincia Luca Santambrogio, dei vertici Provinciali dell’Arma dei Carabinieri, Gianfilippo Simoniello, e della Guardia di Finanza, Maurizio Querqui, del Capo di Gabinetto della Prefettura Giacomo Pintus e del direttore della Villa Reale, Giuseppe Di Stefano. Presente inoltre una delegazione della locale sezione dell’A.N.P.S. – Associazione Nazionale della Polizia di Stato, con il suo Presidente Emanuele Bergamo.
Il questore Odorisio: “Palatucci ha improntato la sua vita al servizio”
L’Arciprete del Duomo di Monza, monsignor Provasi, assistito dal Cappellano della Polizia di Stato don Gianluca Bernardini, ha impartito la benedizione al secolare albero – simbolo di longevità, che può arrivare a vivere fino a 1000 anni, e di giustizia: in molte tradizioni passate il tiglio era l’albero sotto il quale si riunivano i capi villaggio quando dovevano prendere decisioni, si riteneva infatti che il tiglio ispirasse il senso di giustizia e misericordia – ai piedi del quale il Questore ha deposto una composizione floreale mentre venivano intonate le note del “Silenzio d’ordinanza” in onore di Giovanni Palatucci. Dopo la benedizione, Odorisio ha tracciato il ricordo dell’ex Questore di Fiume, “che ha improntato il proprio agire ed interpretato il proprio servizio, nella sua più alta e nobile accezione del verbo servire, inteso come servus, come disponibilità, sostegno e aiuto a favore del prossimo. A noi la cura e la custodia della memoria di quanti, con il sacrificio della propria vita ci hanno tracciato la strada ed indicatoci il modo di come percorrerla”.
Palatucci in prima linea si oppose alla politica dello sterminio
Nominato Vice Commissario di Pubblica Sicurezza e assegnato all’ufficio stranieri della Questura di Fiume, “in prima linea” nella sistematica opera di cattura e deportazione degli ebrei, si oppose alla disumana politica dello sterminio vanificando a lungo le procedure burocratiche necessarie ai nazisti per identificare e arrestare i ricercati e attivandosi immediatamente per avvisarli e organizzarne la fuga aiutato da altri poliziotti, sacerdoti, frati e suore sparsi in tutta Italia, in particolare dallo zio vescovo di Campagna, in provincia di Salerno.
Palatucci “Servo di Dio”, si è conclusa la prima fase della canonizzazione
Così proseguì fino al 13 settembre 1944, quando il tenente colonnello Herbert Kappler, l’esecutore della strage delle Fosse Ardeatine, lo fece arrestare. Rinchiuso nel carcere di Trieste e condannato a morte venne deportato a fine ottobre nel campo di sterminio di Dachau, dove morì di stenti il 10 febbraio 1945. Nel 1990 lo Yad Vashem di Gerusalemme lo giudica “Giusto tra le Nazioni” e nel 1995 lo Stato italiano gli attribuisce la Medaglia d’Oro al Merito Civile. Il 21 marzo 2000 il Vicariato di Roma emana un Editto per l’apertura del processo di beatificazione del “Servo di Dio Giovanni Palatucci”, avvenuta il 9 ottobre 2002. Inoltre, in occasione della cerimonia ecumenica Giubilare del 7 maggio 2000, papa Giovanni Paolo II lo annovera tra i martiri del XX Secolo. Oggi la Chiesa cattolica riconosce a Giovanni Palatucci il titolo di “Servo di Dio” e nel 2004 si è conclusa la prima fase del processo di canonizzazione del martire irpino ed i relativi atti sono stati trasmessi alla Congregazione Vaticana per le Cause dei Santi.