“Non si è mai abbastanza forti per perdere. Ancora meno lo siamo quando la gara più dura è la perdita di un figlio. Un figlio cresciuto con lo Sport Club Mobili Lissone. Un figlio che tanto aveva ancora da dare alla vita. Non ci sono parole. Non servono parole. Vogliamo solo stringerci forte a Silvano Lissoni e alla sua famiglia per la perdita del figlio. Ciao Federico”.
Sc Mobili Lissone in lutto: Federico Lissoni aveva 43 anni, cresciuto nella società insieme al padre Silvano
È il commosso messaggio con cui lo Sport Club Mobili Lissone, società di ciclismo, si stringe forte al suo presidente onorario Silvano Lissoni per la prematura scomparsa del figlio Federico. Una perdita straziante causata dalla malattia che Federico ha combattuto con le sue forze sino a lunedì 23 ottobre. Aveva 43 anni, Federico Lissoni, un ragazzo per bene cresciuto in una famiglia conosciuta e stimata a Lissone, la città in cui il legame con lo sport è stato sempre fortissimo, a cominciare dalla bicicletta.
Nello storico sodalizio cittadino, lo Sport Club Mobili, Federico Lissoni è cresciuto accanto al padre Silvano che è da sempre un punto di riferimento, una autentica colonna della società lissonese nella quale ha ricoperto anche il ruolo di presidente. Federico lascia un vuoto incolmabile, il dolore è quello del lutto più grande ed innaturale, la perdita di un figlio. A Lissone, dove tutti conoscono Silvano Lissoni e la sua famiglia, non ci sono parole.
Sc Mobili Lissone in lutto: l’affetto per Silvano Lissone, figura di alto profilo in città
Silvano Lissoni non è solo uomo di sport, ma nella città del mobile il suo nome è legato alla cultura, alla storia locale, al sociale. Figura di alto profilo, riconosciuto uno dei grandi storici di Lissone, Silvano Lissoni è un padre che riceve l’abbraccio commosso di un’intera città, di tantissime persone che da diverse parti d’Italia esprimono sentimenti di forte vicinanza e profondo cordoglio.
Sc Mobili Lissone in lutto: il ricordo di Enrico Biganzoli
Il ricordo del presidente attuale della Sc Mobili, Enrico Biganzoli: «Federico non era solo il figlio di Silvano Lissoni. Federico era quel ragazzo silenzioso fuori, ma con un mondo dentro, che non perdeva l’occasione di sprigionare attraverso la sua vena artistica. Siamo cresciuti insieme allo Sport Club Mobili Lissone, quando i nostri papà erano impegnati nella gestione della società, era un grande appassionato di ciclismo come me, per questo siamo andati subito d’accordo. Lo ricordo con grande stima, sempre disponibile e collaborativo nei confronti della società. Federico sapeva bene quanto la Mobili fosse importante per suo padre, per questo fin quando ha potuto ha cercato di essere presente. Provo grande dolore per quanto accaduto, posso solo immaginare il vuoto che lascia questa grave perdita».
Federico Lissoni e l’arte: il suo curriculum
Ma Federico Lissoni era anche e soprattutto un artista: lo dimostra il suo curriculum, che racconta come nelle ultime edizioni del Premio Lissone di pittura, nel 2021 e nel 2018, sia stato selezionato dall’allora direttore artistico del Mac, il Museo d’arte contemporanea, per partecipare al progetto. Il punto di arrivo, allora, per chi aveva esperienze espositive lunghe almeno dieci anni sul territorio e non solo e aveva partecipato dal 2002 a diverse collettive di valore, come “Università Bocconi: Un Campus Per Il Terzo Millenio” e poi il Premio Ghiggini Arte Giovani – nuova collettiva finalisti 09 a Varese nel 2009, oppure risalendo Duemiladieci – Artisti Della Permanente, Palazzo della Permanente, un anno dopo e poi il Premio Vittorio Viviani, Villa Vertua, Nova Milanese, nel 2015.
“Nel mio processo di lavoro non esistono fasi preparatorie o progetti di base, preferisco ricercare la casualità e l’impersonalità dei materiali che mi circondano in studio – scriveva nel suo statement sul sito personale -. Trovo più interessante e autentico ciò che nasce da una sequenza di eventi accidentali e inattesi che da un pensiero precostituito. Cogliere ciò che accade solo in quel preciso momento, né prima, né dopo. Per questo utilizzo e combino diversi materiali come acrilici, carte, smalti, pitture spray e inchiostri. L’opera finale è il risultato di una somma di azioni, di decisioni, di errori che si susseguono uno dopo l’altro. Intendo generare intorno all’opera uno spazio di silenzio, promuovere uno sguardo diverso sulla realtà, uno sguardo crudo, astratto, grazie al quale il mondo si pone sotto il segno della contemplazione: in un certo senso, è come il silenzio che viene dopo la parola”.