Riuscire a fare una gastroscopia con il sistema sanitario nazionale entro due mesi dalla prescrizione può rivelarsi una vera impresa così come ottenere visite oculistiche, dermatologiche e ortopediche: il travaglio vissuto da tanti pazienti è confermato da Domenico Picone, dottore di famiglia ed esponente della Federazione che riunisce i medici di medicina generale.
I pazienti cronici inseriti nei progetti regionali, spiega, riescono a fare controlli periodici ma il vero problema è legato alle acuzie: «Le prestazioni differibili dovrebbero essere effettuate entro due mesi – afferma – ma è impossibile. Le urgenze sono curate negli ospedali e nei pronto soccorso, ma le difficoltà sorgono dopo le dimissioni: spesso i tempi per i controlli, perfino quelli per togliere un tutore, non vengono rispettati».
Sanità, liste d’attesa a Monza e Brianza: la soluzione per accorciare i tempi
«Le code si allungano sia per l’aumento delle domande sia per l’invecchiamento della popolazione – aggiunge – e la causa non può essere cercata solo nella carenza di personale: c’è una cattiva gestione della macchina. In caso di necessità riesce a effettuare una gastroscopia nel giro di un mese solo chi è inserito negli screening regionali mentre tutti gli altri devono pagare».
Una soluzione per accorciare le attese, suggerisce Picone, potrebbe arrivare da una maggiore interazione tra il sistema pubblico e quello integrativo garantito dalle assicurazioni e dal welfare aziendale: «Il 40% dei lombardi – riflette – ha un contratto di lavoro che prevede una forma di sanità integrativa, ma non lo sa. Tramite una legge quadro regionale si potrebbero sfruttare in maniera strutturale queste risorse, sia per rispondere alle urgenze sia per pianificare i controlli: si potrebbe usare il welfare aziendale, ad esempio, per gli screening facendo pagare al Pirellone la franchigia non coperta».