Rifiuti, il Comune di Monza porta in tribunale l’impresa Sangalli

Il Comune di Monza porta l’impresa Sangalli in tribunale perché non avrebbe rispettato l’accordo transattivo legato all’appalto di raccolta e smaltimento dei rifiuti firmato nel gennaio 2015. Il cda: da noi termini sempre rispettati.
Monza Mezzi Sangalli
Monza Mezzi Sangalli Fabrizio Radaelli

L’impresa Sangalli non avrebbe rispettato l’accordo transattivo legato all’appalto di raccolta e smaltimento dei rifiuti firmato nel gennaio 2015 con il Comune in seguito all’inchiesta Clean City: la giunta, a pochi giorni dal voto, ha quindi deciso di risolvere la scrittura privata e di portare la società in Tribunale.

L’amministrazione cercherà di recuperare 1.007.984 euro che la ditta avrebbe incassato attraverso l’indicizzazione dei canoni, non prevista dall’intesa, e 192.390 euro calcolati sui chilometri percorsi dai camion per trasportare la spazzatura all’impianto di Montello. Il contenzioso non riguarda il contratto nel suo complesso che, a meno di un’inversione di rotta dopo le amministrative, proseguirà fino alla scadenza naturale fissata al 30 settembre 2018.

La valutazione della giunta ha spinto il Movimento 5 Stelle a rivendicare quello che considera un proprio successo: «Sui rifiuti – commenta il consigliere comunale Nicola Fuggetta – noi dettiamo la linea e l’amministrazione la subisce: arriva, però, con un paio d’anni di ritardo. Mi auguro che qualunque sia il risultato dell’11 giugno vengano attuate quelle misure che porterebbero a significativi risparmi strutturali sia in termini ambientali che economici».

Il sindaco Roberto Scanagatti respinge l’accusa di aver perso tempo: «Se avessimo ascoltato i pentastellati – replica – e avessimo rescisso il contratto non avremmo ottenuto il rimborso di 6 milioni e avremmo rischiato di dover pagare i danni. Ora, di fronte a quelle che riteniamo inadempienze, potremmo domandare noi il risarcimento. La nostra non è una marcia indietro: siamo convinti di aver agito in modo corretto confermando l’appalto tanto che l’Anac non l’ha revocato, ma l’ha commissariato».

La richiesta di risoluzione della scrittura privata è accolta con «stupore e rammarico» dal consiglio di amministrazione della Sangalli. L’accordo, si legge in una nota, è il «risultato di un lungo percorso negoziale condiviso dall’amministrazione e dalla Procura di Monza con il cda» finalizzato a «ripristinare un rapporto di fiducia e trasparenza compromesso dagli accadimenti precedenti».
La società, prosegue il comunicato, dal gennaio 2015 ha ridotto il canone di servizio di circa 1,2 milioni di euro all’anno e si è impegnata a erogare servizi aggiuntivi per ulteriori 800 mila euro. Ha «sempre rispettato tutti i termini dell’accordo “transattivo”, è allineata alle best practice di mercato e alle linee guida di Confindustria» in quanto si è dissociata «dai comportamenti oggetto della risolta indagine penale».
La transazione, inoltre, è stata «oggetto di un successivo accordo procedimentale, proposto dal Comune, non riferito a inadempimenti contrattuali, successivamente sospeso dalla stessa amministrazione a causa dell’intervenuto commissariamento».