La ripresa delle scuole, l’avvio di tutte le attività e le temperature ballerine, con escursioni termiche tra il mattino e il pomeriggio di quasi dieci gradi, hanno portato all’aumento nelle ultime due settimane dei casi di raffreddore, tosse e di tutti quei sintomi definiti “simil influenzali”.
Situazioni che venivano gestite senza alcun problema o preoccupazione prima della pandemia, ma che ora portano i genitori a temere subito che possa trattarsi di Covid-19.
«Nelle ultime due settimane il carico di lavoro, di visite e di telefonate è notevolmente aumentato per noi pediatri – conferma Massimo Bonomi, pediatra di famiglia con studio a Biassono – In questo lasso di tempo abbiamo riscontrato una crescita importante delle infezioni delle alte vie respiratorie. Questo ovviamente non significa che si tratta per tutti di infezione da Covid. Per questo è sempre necessario un consulto con il curante».
Non esistono norme precise per distinguere una semplice influenza da un contagio da Covid.

«Ci sono scuole più tolleranti versi sintomi come raffreddore o tosse, altre più rigide. Mentre la presenza di febbre comporta per tutti un immediato allontanamento da scuola, tosse e raffreddore possono essere interpretati differentemente da scuola a scuola dal momento che non ci sono indicazioni precise. O meglio il Ministero ha fornito norme generali che poi vengono interpretate di volta in volta dai singoli responsabili Covid o dai docenti incaricati».
Non è sempre necessario sottoporre i bambini “raffreddati” a tampone, «è una decisione che spetta al curante. Non serve nemmeno precipitarsi in pronto soccorso quando compaiono questi sintomi. La cosa migliore è osservare l’evolvere della situazione e chiedere consiglio al proprio pediatra di famiglia», aggiunge Bonomi.
«Mi auguro che questo autunno sia molto diverso dal precedente – conclude Bonomi – e che il raffreddore torni ad essere solo un raffreddore. Le alte percentuali di vaccinazioni anche nella fascia 12-16 anni sono un buon segno. Nel nostro territorio le adesioni hanno superato il 70%, anche per il fatto che le società sportive hanno richiesto il Green pass agli iscritti per poter praticare sport al chiuso».