Sono le Province e il loro futuro il nuovo punto di scontro tra Lega e Movimento 5 stelle, le due forze che compongono il governo Conte. A innescare la battaglia l’anticipazione del Sole 24 Ore che sabato 27 aprile ha raccontato come su un documento in carta intestata della Presidenza del consiglio (uscito dal tavolo tecnico-politico in conferenza Stato-Città istituito dal decreto Milleproroghe), si legga una bozza delle Linee guida per la riforma degli enti locali. E in quella bozza si parla esplicitamente del ritorno alle Province elette direttamente da tutti i cittadini e non, come è successo dopo la legge Delrio, solo da sindaci e consiglieri comunali.
La legge Delrio ha lasciato le Province nel guado: la mancata approvazione del referendum costituzionale di Renzi ha lasciato gli enti con gran parte delle loro competenze ma senza più risorse o quasi per gestirle.
Ora in conferenza Stato-Città spunta un provvedimento di ripristino degli enti intermedi (intermedi tra Comuni e Regioni) che però ha di nuovo aperto una ferita tra Lega (da cui nasce la proposta) e M5S, che storicamente ha sempre puntato sulla eliminazione definitiva per tagliare costi, sprechi, poltrone. Stando ai numeri preannunciati dalla Lega, il provvedimento punta a creare risparmi, piuttosto che aggravi per il sistema istituzionale.
«Non è riesumando un vecchio carrozzone che si danno servizi ai cittadini» ha scritto sui social il vicepremier M5S Luigi Di Maio rispondendo all’altro vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, che ha detto «vogliamo ridare i servizi ai cittadini. Se i Comuni non riescono a farlo, servono le Province». «Io nuove poltrone non ne voglio, bisogna tagliarle, non aumentarle» ha detto però Di Maio.
LEGGI il disegno di legge Romeo-Salvini
In realtà fuori dal tavolo che si confronta sulla riforma degli enti locali, esiste già un disegno di legge firmato da Matteo Salvini, da un lungo elenco di senatori leghisti e soprattutto come primo firmatario dal presidente dei senatori della Lega, il monzese Massimiliano Romeo: porta il numero 294, è stato il primo atto legislativo di Romeo, risale al 20 aprile, quando il monzese ha depositato la proposta di “Disposizioni volte a reintrodurre il sistema di elezione a suffragio universale delle province e delle città metropolitane e delega al Governo in materia di riorganizzazione delle funzioni e competenze degli uffici periferici dello Stato nonché delle prefetture”. Insomma: il ripristino delle Province com’erano e anzi aumentando il loro potere, per esempio conferendo loro, anzi ai presidenti di Provincia, i potere del prefetto, cancellando le prefetture.
L’iter del disegno è iniziato il 26 giugno con l’assegnazione alla prima commissione permanente (Affari costituzionali), poi da lì per ora non si è più mosso. Oltre alla rinascita delle Province (in chiave evidentemente leghista e autonomista per i territori), la legge smistare le competenze della prefettura ad altri enti (come sindaci, presidenti di provincia, camera di commercio) “in un’ottica di riforma dello Stato in senso federale”.