Il via libera prenatalizio della Camera – 277 sì, 11 no con Forza Italia, Lega e Cinquestelle che non hanno votato per protesta – al disegno di legge che abolisce (o, meglio, riforma) le Province addolcisce il clima intorno al Governo di Enrico Letta. Ma non è stato un passaggio facile. Ora la parola passa al Senato. Ma Letta, che ha fatto dell’abolizione delle Province un punto d’onore programmatico, indubbiamente segna un punto politico a proprio vantaggio anche se gli effetti concreti della riforma Delrio, molto complessa, si potranno giudicare solo fra un paio d’anni.
Ora viene bloccato il voto alle elezioni provinciali del 2014: per 52 province, oltre alle 20 già commissariate, non si apriranno le urne. Come detto, venti sono state commissariate nei mesi scorsi: sono Ancona, Asti, Belluno, Biella, Brindisi, Como, Genova, La Spezia, Roma, Vibo Valentia, Vicenza, Avellino, Benevento, Catanzaro, Foggia, Frosinone, Massa Carrara, Rieti, Taranto, Varese. Per 50, invece, quello in carica sarà l’ultimo presidente: Alessandria, Barletta Andria Trani, Arezzo, Ascoli Piceno, Bari, Brescia, Bergamo, Bologna, Chieti, Cosenza, Cremona, Cuneo, Crotone, Fermo, Ferrara, Firenze, Forlì Cesena, Grosseto, Isernia, Latina, Lecce, Lecco, Livorno, Matera, Milano, Modena, Monza e della Brianza, Napoli, Novara, Padova, Parma, Perugia, Pesaro e Urbino, Pescara, Piacenza, Pisa, Pistoia, Potenza, Prato, Reggio Emilia, Rimini, Rovigo, Salerno, Savona, Siena, Sondrio, Teramo, Terni, Torino, Venezia, Verbano Cusio Ossola, Verona.
Nasceranno 9 città metropolitane: Torino, Milano, Napoli, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari e Roma, per quest’ultima le regole e poteri potrebbero essere diversi. Le province diventeranno assemblee dei sindaci che lavoreranno senza compenso, ma i dipendenti provinciali rimarranno in carica.